Quale futuro per chi lavora? La risposta, inaspettatamente, sembra arrivare dal Giappone.
Ed è una risposta inaspettata non solo per le soluzioni prospettate, ma anche a causa del luogo da cui esse provengono. Meno giorni lavorativi, meno carico di lavoro, più tempo libero per gli hobby e per le proprie famiglie nel Giappone delle morti per eccesso di lavoro.
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Il fenomeno del karoshi, la morte per completo burnout psico-fisico che interessa quantità monstre di “sararimen”, i lavoratori a stipendio della Terra Dei Ciliegi, fa notizia da decenni, e parrebbe essere la ragione principale di questo epocale cambio d’approccio, che si inserisce nel solco di una discussione ormai lunga anni circa le prospettive di riduzione di orari e carichi di lavoro, all’insegna dell’ormai storico adagio “lavorare tutti, lavorare meno”.
Interrogato sulla novità, il Primo Ministro Yoshihide Suga ha spiegato che l’iniziativa è volta a migliorare la qualità della vita dei lavoratori giapponesi, consentendo loro più tempo da dedicare alla propria vita privata, ai rapporti interpersonali e familiari, gettando le basi al contempo per la nascita di un mercato del lavoro più dinamico, moderno ed elastico. La cultura del lavoro, in Giappone, è sempre stata caratterizzata da una certa “monoliticità”: la dedizione e l’abnegazione dei lavoratori nei confronti della propria azienda e dei propri datori di lavoro è completa, totale, assorbente, con conseguenze anche gravi sul benessere psicofisico, sulla vita sociale e sulle relazioni.
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Il Giappone, come già accennato, infatti, è una delle economie di spicco con il maggior tasso di morti causate da troppo lavoro, un dato che, analizzato in uno con le altissime percentuali di persone in età adulta che sostengono di non avere amici, di avere ridotto al minimo sindacale le proprie interazioni sociali, e che non riescono a trovare partners, ha spinto il governo ad optare per soluzioni alternative.
Il dibattito sulla settimana lavorativa da quattro giorni non è certamente una novità. In Europa bozze di simili iniziative sono state discusse da Inghilterra, Francia e Spagna, con quest’ultima che ha recentemente, nel marzo 2021, deciso di passare ad un approccio più pratico, mettendo in campo una roadmap di tre anni in cui sviluppare proposte ed iniziative sperimentali volte alla riduzione degli orari lavorativi e dei carichi di lavoro.
Il futuro di chi lavora potrebbe dunque riservare felici sorprese e piacevoli prospettive, vedremo se le iniziative messe in atto da Giappone e Spagna avranno o meno successo.