Palazzo Spinelli nasconde un mistero.Si narra che tra le sue stanze si aggiri un fantasma, quello della povera Bianca, damigella di corte, murata viva per gelosia.
Napoli,1773 – Sua Maestà Re Ferdinando, si sa, ama la caccia e, la stessa passione pervade Don Ferdinando Spinelli, il suo “gentiluomo di camera”, nonché “l’amico fidato”.
L’ennesima battuta di caccia attende i due nobiluomini quest’oggi e, Don Ferdinando, purtroppo, non può esimersi nel congedarsi da sua moglie prima della partenza.L’insonnia lo ha accompagnato per tutta la notte fino a poco prima del sorgere del sole quando, finalmente, è arrivata l’ora della partenza,che lo porterà,grazie a Dio, lontano da casa e, soprattutto, lontano da lei: Donna Lorenza Maria Caracciolo, sua moglie.
Una culla di tristezza
I due vivono,ormai, un matrimonio infelice.
Lei è dispotica, arcigna, atteggiamento che tiene ben distante il marito.Dunque, anche oggi, è arrivato il momento di andare: il saluto è d’obbligo.
Don Ferdinando non vede l’ora di allontanarsi da quella “culla di tristezza”, tale egli considera, ormai, la sua casa e, preso dall’eccitazione, di corsa, si reca nelle stanze della moglie.Data l’ora, Donna Lorenza è seduta innanzi allo specchio per decidere il vezzoso modo di acconciare i capelli quel giorno.
Ad aiutarla Bianca; qui, trattato come sempre, con sufficienza, allontanato e disprezzato, incrocia lo sguardo della giovane, la quale si muove a compassione.L’incrociarsi di quegli sguardi dura poco più di un attimo ma, purtroppo, per Bianca, quei pochi e innocenti secondi sono bastati a “Donna Lorenza”.
“Famme pure murà viva, ma in allegrezza o in granezza tu mi vidarraje!”
Finalmente il capro espiatorio!
Finalmente la gelosia provata per anni dalla padrona di casa può essere rivendicata; si inscena, così, una “liaison” tra Don Ferdinando e la fanciulla che, proprio lui, ha adottato da piccola:Bianca è condannata e la sua morte sarà da esempio a chi possa mai pensare di sedurre l’uomo.Nessuno si oppone a tale ingiustizia tant’è che la fanciulla innocente e purtroppo per lei, sola al mondo, nulla può contro il volere di Lorenza Caracciolo.
Legata,viene portata innanzi alla sua Signora, pronta per esser murata viva in una delle stanze di palazzo.E’ finita!
Bianca urla: “Famme pure murà viva, ma in allegrezza o in granezza tu mi vidarraje!”
Il mistero di Palazzo Spinelli a Napoli
E’ il 1813 Donna Lorenza è nella sua camera in fin di vita, quando le si avvicina in lacrime Bianca, con il volto coperto da un velo nero.Trascorsi tre giorni la donna muore.
Bianca ha mantenuto la parola data prima di morire; ella appare tre giorni prima per annunciare l’evento nefasto, ma anche quello gioioso: la Famiglia Spinelli e la sua “Dimora” non potranno, così, mai liberarsi dell’anima delle giovane e innocente Bianca.A fare da scenografia a questa tragedia è Palazzo Spinelli ubicato al n.362 di Via Tribunali (dunque Decumano Maggiore), completamente ristrutturato tra il 1766 ed il 1768 dal padre di Don Ferdinando: Troiano Spinelli, uomo erudito e molto vicino alla massoneria napoletana.
Qui intervengono per la maestosa ed importante scalinata sia Ferdinando Fuga che Ferdinando Sanfelice i quali, con l’ aiuto dello stesso padrone di casa, rendono unico Palazzo Spinelli.L’unico cortile ellittico in cui ci si ritrova entrando, è circondato da archi, nicchie e medaglioni; otto importanti bassorilievi incorniciati in ovali di piperno e, in alto, un orologio maiolicato sul quale si erge la statua dell’Immacolata Concezione accompagnata da altre dodici; il gioiello vero e proprio qui presente è la scala ducale a doppia rampa, sotto la cui balaustra, addirittura vi è un affresco rappresentante La Cultura.
Il portale è sovrastato dallo stemma della famiglia Spinelli: un’aquila con ali spiegate che insieme all’anima dannata di Bianca restano la testimonianza dell’antico e perduto splendore.