La “tavola meccanica” di Re Ferdinando, ecco come Sua Maestà stupiva i suoi ospiti

1793 – San Tammaro (Santa Maria Capua Vetere) – I  “Vruoccole Suffritt” col nastro blu; ‘Le “Raoste Vullute” con il nastro rosa; il “Pesce in Pasticcio” con il verde; “‘U Babba’” con il rosso – queste le disposizioni che Re Ferdinando ha impartito al suo Monsù (così venivano chiamati i cuochi francesi fatti arrivare direttamente dalla Regina Maria Antonietta, poichè sua sorella, Maria Carolina, le ha chiesto aiuto per riformare la “povera cucina” napoletana che, grazie all’intervento francese, si evolverà talmente, per essere poi riconosciuta in tutto il mondo).

La tavola “meccanica” o “matematica” di Re Ferdinando

Gli ospiti resteranno sicuramente stupefatti dal modo in cui le pietanze verranno
servite; esse, infatti, arriveranno dal piano di sotto, dalle cucine, su di una tavola
lussuosamente imbandita che, collegata ad un sistema di corde e carrucole, prenderà posto al centro della sala, e le pietanze si alterneranno come Sua Maestà ha deciso, tirando le corde del rispettivo colore.

E’ così che i Borboni ricevono, durante le lunghe battute di caccia gli ospiti che, sicuramente più intimi di quelli che arrivano a corte, vengono qui accolti e addirittura tutelati dai cattivi odori, riprendendo una vecchia consuetudine che Luigi XIV ha adottato nel suo più intimo “Trianon” nei giardini di Versailles: la tavola matematica.

I cavalli berberi allevati al Feudo di Carditello

Le battute di caccia che hanno luogo nella tenuta di Carditello non hanno soltanto scopo venatorio. E’ il 1742 quando, Carlo III riceve dal Pascià di Tripoli dei cavalli berberi da utilizzare come riproduttori e si decide che il luogo più adatto per l’allevamento debba essere il Feudo di Carditello.

Re Carlo, si sa, ha sempre avuto a cuore il suo esercito e vuole per questo cavalli degni. Ad un certo punto, purtroppo, deve tornare in Spagna, senza però mai dimenticare i suoi cavalli a Carditello ed un giorno, visitando l’allevamento reale di Madrid, si rende conto che questi esemplari possono elevare le qualità dei suoi a Capua.

Dunque, qui, invia degli stalloni, dando origine così alla “Real Razza di Persano”, considerata una delle meraviglie viventi del XVIII secolo. Ed è durante le battute di
caccia (che possono simulare attività di guerra) che si scelgono i migliori stalloni e le più belle giumente che devono dar lustro e vanto all’esercito borbonico.

Dal Real Sito di Carditello al fortunato logo della Scuderia Ferrari

Il Real Sito di Carditello non è solo questo; su progetto di Collecini, allievo di Vanvitelli, si realizza un’opera singolare, alla palazzina in stile neoclassico, si antepone un vero e proprio ippodromo (unico al mondo), al centro del quale, un tempietto, permette al Re ed alla corte di seguire le corse tutto intorno. Una vera e propria azienda agricola non solo dedita all’allevamento dei cavalli, ma anche alla produzione di mozzarella di bufala, che comincia ad avere una sua specifica ubicazione, lontano dalle stalle dove le stesse bufale sono
attentamente nutrite, coccolate e registrate con il nome di una dama di corte.

Carditello insieme a San Leucio restano la testimonianza di una vera e propria azione
imprenditoriale da parte di una Casa Reale. Ma questa storia arriva lontano. Con la caduta della Casa Borbonica i cavalli vengono presi in carico da Vittorio Emanuele II, e poi dall’Esercito Italiano, i cui veterinari risalgono al suo fenotipo.

Carditello

I Cavalli di Persano, i cavalli di Sua Maestà, ritrovano l’antico splendore; il capitano
della Regia Aviazione, Francesco Baracca, durante la prima guerra mondiale, adorna la carlinga del suo aereo con il simbolo del cavallino rampante di Persano, in onore del suo reggimento, e fu sua madre, la Contessa Paolina Baracca, a donarlo a Enzo Ferrari, come portafortuna. Da quel momento Ferrari lo pose sulle sue prestigiose auto, dando così
origine ad uno dei marchi più famosi al mondo.

LEGGI ANCHE: Il Cavallino Rampante, l’affascinante storia del logo della scuderia di Maranello

Lugo - Piazza Francesco Baracca
Lugo – Piazza Francesco Baracca

Il Cavallino Rampante, simbolo per noi assolutamente e indissolubilmente legato alla
leggendaria Ferrari immortala, dunque, l’antico Real Cavallo di Persano, il Cavallo di Sua Maestà.


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