Il Sud non deve sprecare l’occasione del Recovery Fund


I Presidenti delle Regioni del Sud devono farsi promotori di un “Piano per l’impiego del Recovery Fund al Sud”. Lo hanno chiesto per il momento 135 Sindaci in un documento che si può definire “Le proposte della Rete dei sindaci Recovery Sud”, da poco consegnato alla Commissione Affari costituzionali della Camera, nel quale si denuncia «una vera e propria ingiustizia, che sarebbe sufficiente a giustificare una mobilitazione generale delle popolazioni dell’Italia meridionale per il riequilibrio territoriale del Paese».

Recovery Fund, al Sud una quota del 33%:”Una vera e propria ingiustizia”

I primi cittadini ritengono del tutto «insufficiente la quota del 33% del piano europeo assegnata al Sud», e chiedono, inoltre, «l’attuazione immediata dei livelli essenziali delle prestazioni, l’adeguamento del sistema infrastrutturale a quello del resto del Paese a cominciare dall’Alta velocita’, dove c’è una differenza intollerabile tra le due aree del paese e interventi per potenziare le aree produttive».

Per questo i Sindaci chiedono un confronto urgente al governo Draghi perché prenda in «seria considerazione una serie di proposte» per la distribuzione e la spesa del Recovery Fund, a partire dal varo di un “South new deal”, cioè un «piano straordinario di assunzioni che destini ai Comuni meridionali 5.000 giovani progettisti, con una corsia preferenziale per i cervelli meridionali in fuga al nord e all’estero, che dovrebbero aggiungersi ai 60mila dipendenti chiesti dall’Anci per colmare le carenze di organico di tutti i comuni.

Un’occasione irripetibile per avviare la “ricostruzione”

Anche importanti economisti e docenti universitari hanno sviluppato un documento per chiedere al governo la giusta attenzione al meridione. L’Italia si trova di fronte all’occasione irripetibile di avviare la sua “ricostruzione” coniugando sviluppo e coesione sociale, per giocare un ruolo di primo piano nell’Europa del prossimo decennio.

Per tale ragione, per i firmatari l’obiettivo di ridurre le disparità di genere, generazionali e territoriali, che per molti aspetti sono strettamente collegate nelle aree più deboli del paese deve essere al centro del Piano di Rilancio e di tutti i suoi interventi, con la concreta complessiva impostazione comunitaria del programma Next Generation EU.

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Recovery Fund

Lo sviluppo del Mezzogiorno

Dunque, lo sviluppo del Mezzogiorno deve essere un grande obiettivo del Piano: per la rilevanza dei divari interni al paese, che in base ai criteri di riparto comunitari hanno determinato la dimensione del finanziamento destinato all’Italia; per motivi di uguaglianza fra i cittadini e di rispetto del dettato costituzionale; per motivi di efficienza economica: gli investimenti nel Mezzogiorno hanno un moltiplicatore più elevato e determinano impatti sull’attività produttiva dell’intero sistema nazionale.

Il recupero del ritardo accumulato dall’Italia in Europa si supera tenendo insieme le parti del Paese in una strategia di sviluppo comune. Come nella logica del Next Generation EU, il Piano deve valorizzare le complementarità e le interdipendenze produttive e sociali tra i Nord e i Sud, riconoscendo che i risultati economici e il progresso sociale dei Nord dipendono dal destino dei Sud e viceversa.

 

Il contributo del Sud per la crescita dell’intero paese

Nella sua attuale formulazione il Piano non dà garanzia che le sue risorse saranno investite con questo indirizzo, e ancor meno che ci saranno effetti sulla riduzione delle disparità e sulla crescita del Mezzogiorno e quindi dell’intero paese. Per questo, per il documento, il Piano dovrebbe essere riformulato, esplicitando il ruolo del Sud nelle sue principali missioni e il contributo che dal Sud può venire alla crescita del paese, con particolare riferimento alla transizione green, alla logistica, alle nuove attività manifatturiere, al ruolo delle sue aree urbane anche nella trasformazione digitale, al rafforzamento del sistema della ricerca e delle filiere scolastica e formativa e dei servizi socio-sanitari.

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Necessita una riduzione dei divari civili

  • Quindi è necessaria la riduzione dei divari civili, a partire da scuola, sanità e assistenza sociale, anche attraverso un concreto riconoscimento del ruolo del Terzo Settore, e delle disparità nelle dotazioni infrastrutturali materiali (mobilità di lungo e breve raggio) e immateriali (reti digitali, istruzione, ricerca);
  • Bisogna rendere esplicito l’obiettivo traversale della coesione territoriale, che deve essere perseguito all’interno di ciascuna missione, e di ciascuna linea di progetto, attraverso una puntuale localizzazione degli interventi (o dei criteri per la loro successiva selezione) e definizione degli obiettivi territoriali di spesa;
  • Inoltre il documento auspica la definizione a livello territoriale in tutte le missioni, e in tutte le linee di progetto, dei risultati attesi per i cittadini e le imprese;
  • Su deve far scaturire da questa impostazione di metodo l’allocazione al Sud di una quota delle risorse complessive del Piano significativamente superiore al suo peso in termini di popolazione (al netto dei finanziamenti FSC e REACT-EU e al netto dei progetti “in essere”), coerentemente con l’impostazione e gli indicatori del programma comunitario;
  • Bisogna impegnarsi a realizzare un sistema di monitoraggio ad accesso aperto, sulla base del quale il Governo riferirà annualmente in Parlamento sull’avanzamento negli obiettivi di spesa e nei risultati ottenuti, nell’insieme e a livello territoriale;

E ancora:

La semplice allocazione di risorse non garantisce tuttavia il cambiamento del Sud e del paese. Pertanto ad avviso dei firmatari, il Piano dovrebbe anche:

  • prevedere una governance con una significativa discontinuità anche rispetto alle precedenti programmazioni delle politiche di coesione, aperta al contributo delle forze economico-sociali e tale da garantire, molto più che in passato l’avanzamento della spesa da parte dei soggetti attuatori nei tempi previsti e il raggiungimento dei risultati attesi;
  • Quindi è giusto prevedere un intervento straordinario di riforma e rafforzamento delle Amministrazioni pubbliche ed in particolare di quelle comunali, di semplificazione delle norme e delle procedure e di potenziamento del loro personale e delle loro capacità, sulla base di un’analisi accurata dei fabbisogni. Senza uno straordinario rafforzamento dei Comuni difficilmente le risorse disponibili per investimenti potranno essere spese nei tempi;
  • I firmatari concludono che bisogna contenere precisi impegni affinché nelle future Leggi di Bilancio siano destinate risorse correnti ordinarie adeguate a garantire il mantenimento nel tempo dei risultati attesi via via raggiunti.

Campania

Campania, un tempo terra felix

Nei giorni scorsi si è tenuto a Sorrento un incontro degli Stati generali del Turismo della Campania a cui erano presenti anche il neo Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, esponente della Lega, e il Presidente della regione, Vincenzo De Luca.

De Luca ha sottolineato l’importanza di una equa distribuzione dei fondi del Recovery Plan per il rilancio di tutto il sud, per il quale ha affermato che la regione Campania farà investimenti importanti anche per affrontare al meglio la sfida di Procida capitale della cultura 2022.

Credo che con tutto il rispetto per Procida e il ruolo di capitale della cultura, al quale aveva ambito anche la città di Castellammare di Stabia, sarebbe importante inserire nella progettazione per il rilancio dell’economia e del turismo in Campania il completamento del processo di bonifica del fiume Sarno, per favorire finalmente la ripresa della balneabilità della costa e la valorizzazione delle montagne adiacenti come Monte Faito.

Credo che siano davvero tanti i progetti che si potrebbero mettere in campo per la ripresa autentica della nostra Campania, che un tempo si definiva Felix, ma che da decenni è ormai sprofondata in uno stato di profondo degrado, che è prima di tutto ambientale, ma anche sociale e soprattutto economico, come dimostrano i dati relativi a tutti i parametri, dei quali gli importanti tecnici del governo Draghi, a mio avviso, dovrebbero tenere conto nel predisporre il piano per investire i soldi del Recovery Fund.

 

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