La CISL non Sbarra la Manovra

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Il Governo non ha ascoltato i sindacati sulla bozza di bilancio, che a loro giudizio non contrasta la povertà e accresce la precarietà, non riducendo il divario di genere. CGIL e UIL criticano la flat tax perché aumenta l’iniquità del sistema fiscale. Secondo i sindacati la pandemia salariale sta impoverendo tutte le persone che per vivere devono poter lavorare dignitosamente e la manovra riduce di fatto le risorse necessarie per sostenere la sanità, la scuola ed il trasporto pubblico, non stanzia adeguate risorse per i rinnovi contrattuali dei pubblici dipendenti, mortificando il ruolo del lavoro pubblico, non modifica la legge Fornero e cambia senza alcunconfronto preventivo coi sindacati il meccanismo di indicizzazione delle pensioni.

I sindacati chiedono riforme vere. Le misure contenute nella bozza della legge di Bilancio vanno in una direzione diversa dei bisogni reali delle persone

Secondo i sindacati le nazioni vivono uno dei momenti più difficili della loro storia e proprio per questo nell’incontro avuto nei giorni scorsi con il Governo hanno proposto che si avviassero con questa legge finanziaria riforme vere, costruite con il mondo del lavoro, ispirate dai criteri della solidarietà e della giustizia sociale, fondate sulla qualità e la stabilità del lavoro, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e su nuove politiche industriali, capaci di prospettare un nuovo futuro per l’Italia.

Le misure contenute nell’attuale bozza della Legge di Bilancio e in particolare quelle che non si limiteranno a prorogare i provvedimenti in vigore del Governo Draghi e la strategia e la visione che le ispira vanno in una direzione diversa dei bisogni reali delle persone e delineano invece un arretramento pericoloso. È il momento di unire e non di dividere le persone ed i territori, come il Governo vuol fare con l’autonomia differenziata. È il momento della responsabilità e della fraternità, non dell’incitamento a far da sé e ad arrangiarsi.

La CISL di Sbarra si riserva  una lettura più attenta ed approfondita del testo definitivo, nonostante il comune sentire sui grandi traguardi strategici.

Il Governo concede tragua all’evasione fiscale

Si proroga la decontribuzione fino a € 35.000 già conquistata con il precedente Governo. Il sindacato aveva chiesto di portarla dal 2% al 5% perché c’è almeno una mensilità da recuperare e di introdurre un meccanismo automatico di indicizzazione delle detrazioni all’inflazione, il cosiddetto recupero del drenaggio fiscale e di detassare gli aumenti previsti con i contratti nazionali e di assegnare loro, attraverso la via legislativa, un valore generale, sancendo così un salario minimo e diritti normativi per tutte le forme di lavoro. Secondo CGIL e UIL se i poveri sono cresciuti oltre i 5 milioni, il Governo Meloni non può permettersi di annunciare il superamento del Reddito di Cittadinanza dal 2024, con una serie di inaccettabili penalizzazioni già nel 2023.

Le misure fiscali, secondo tutto il sindacato, sono inique perché la tassa piatta al 15% per i redditi da lavoro autonomo, fino a 85 mila euro, indica chiaramente la volontà di smantellare la struttura progressiva del nostro sistema fiscale, rafforzando l’iniquità di una misura, che vede i lavoratori dipendenti e i pensionati tassati il doppio di coloro, che hanno redditi tre volte superiori. Inoltre il governo invece di dichiarare guerra all’evasione fiscale, assicura “tregue” che hanno l’unico scopo di favorire chi le tasse non le ha mai pagate, uno schiaffo in faccia ai milioni di contribuenti onesti di questo Paese. Ci si limita a tassare solo al 35% gli extraprofitti e quindi il 65% non viene redistribuito e così in Italia i salari e le pensioni continuano ad essere tassati di più delle rendite finanziarie. La piaga della precarietà, che riguarda in particolare i giovani, le donne ed il Mezzogiorno viene addirittura rafforzata, in settori particolarmente fragili, attraverso la reintroduzione dei voucher, che rappresentano una vera e propria mercificazione del lavoro senza diritti e senza tutele, oltre a riproporre un modello che deprime l’economia.

Ancora una volta penalizzati istruzione e sanità

Nella manovra non ci sono gli investimenti  per rafforzare la coesione sociale e contrastare le disuguaglianze a partire dal sistema pubblico e dall’occupazione pubblica. In particolare mancano risorse per il diritto all’istruzione, per la sanità, che ha affrontato e sta ancora subendo  gli effetti della pandemia, e sul versante del contrasto alla povertà assoluta si cancellano strumenti essenziali come il reddito di cittadinanza, in cambio solo di voucher e social card.

Pensioni, peggiora “l’opzione donna”

Sulle pensioni il governo Meloni introduce quota 103 e peggiora “l’opzione donna” perché non allarga l’Ape sociale e non modifica in nulla la Legge Fornero. CGIL e UIL hanno proposto al Governo assieme alla CISL l’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni e il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori.

Inoltre c’è bisogno di una pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e “povere” di contributi. Insomma Landini e Bombardieri giustificano per CGIL e UIL gli scioperi e le manifestazioni a partire dalla Calabria, UGL è per il dialogo e la CISL, pur criticando la manovra, boccia lo sciopero.

Secondo il segretario generale CISL Luigi Sbarra, in questo periodo cosi delicato per la fase mondiale di grandi tensioni e difficoltà, sarebbe un errore con lo sciopero scaricare sacrifici economici sulle spalle dei lavoratori e trasferire tensioni nei luoghi di lavoro. Comunque la CISL di Luigi Sbarra non sbarra la strada all’unità sindacale, perché ribadisce che le sigle non sono divise sui grandi obbiettivi, ma ci sono solo differenti vedute e giudizi sulle modalità da attuare per migliorare sensibilmente la manovra di bilancio del governo Meloni.

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