Libia – “Cessate il fuoco ed elezioni a marzo”
Libia – Venerdì il primo ministro del Governo di accordo nazionale libico Fayez al-Sarraj e il presidente del Parlamento libico di Tobruk, Aguila Saleh, hanno annunciato, con dichiarazioni parallele, il cessate il fuoco su tutto il territorio libico e il rilancio del dialogo che dovrebbe portare alle prossime elezioni legislative e presidenziali. Si tratta di un punto di svolta importante nel conflitto che da anni sta dilaniando la Libia e cha vede contrapporsi il governo di Tripoli, guidato da al-Serraj – riconosciuto dalla comunità internazionale e sostenuto dalla Turchia – e l’uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar, supportato militarmente ed economicamente da Russia ed Emirati Arabi Uniti. L’annuncio è arrivato dopo settimane di negoziati favoriti soprattutto dalle Nazioni Unite e dagli Stati Uniti d’America.
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Le richieste presentate
Il governo di al-Sarraj ha chiesto, oltre al cessate il fuoco su tutto il territorio libico, anche la smilitarizzazione della città costiera di Sirte e quella della base area di Al Jufra, nella regione storica del Fezzan, località strategiche occupate nei mesi precedenti dalle forze del generale Haftar; la ripresa e l’esportazione della produzione petrolifera, bloccata a inizio anno, i cui ricavi dovrebbero essere destinati a un conto della Lybian Foreign Bank (l’unica in grado di supervisionare la sicurezza dei giacimenti e dei terminali petroliferi libici e ai cui fondi si potrà attingere solo dopo un accordo politico completo sulla scia dei risultati della conferenza di Berlino); la convocazione di elezioni legislative e presidenziali previste per marzo 2021 sulla base di un adeguato accordo costituzionale pattuito tra le due parti.
Il presidente del Parlamento libico di Tobruk Saleh ha suggerito invece la creazione di una forza di polizia ufficiale nelle varie regioni (con funzioni di controllo in vista dell’unificazione delle istituzioni statali), in attesa della conclusione dei lavori della commissione militare sotto l’egida delle Nazioni unite.
La riconquista della sovranità sull’intera Libia porterà, nelle intenzioni dei due leader, al ritiro contestuale di forze mercenarie a sostegno delle due fazioni in lotta dal Paese.
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Le reazioni della comunità internazionale
Subito dopo l’annuncio è arrivato il plauso di alcuni dei più importanti attori internazionali. In primis la missione dell’Onu in Libia, l’Unsmil, che in una nota ha affermato di “accogliere con favore le dichiarazioni del Consiglio di Presidenza e della Camera dei Rappresentanti volte a un cessate il fuoco e all’attivazione del processo politico”, auspicando “l’immediata esecuzione della coraggiose scelte attuate”. Anche la portavoce del ministero degli Esteri tedesco, Maria Adebahr, ha commentato in conferenza stampa che si tratta di un primo importante passo per la fine delle ostilità in Libia. Augurando poi che tutti gli attori coinvolti vadano avanti su questo processo con spirito costruttivo. Anche la Farnesina in un una nota ha dichiarato di accogliere con grande favore “i comunicati emessi dal Consiglio Presidenziale e dalla Camera dei Rappresentanti dello Stato della Libia in merito ad alcuni principi fondanti di un percorso condiviso per superare l’attuale stallo istituzionale nel Paese, a partire da una immediata cessazione delle ostilità e dalla riattivazione della produzione petrolifera”. Definendo la notizia come “un’importante e coraggioso passo verso la stabilizzazione della crisi libica” e affermando che l’Italia “continuerà a svolgere il suo ruolo attivo di facilitazione per una soluzione politica alla crisi libica ed esorta tutte le parti interessate a dare un seguito rapido e fattivo al percorso delineato nei comunicati del Consiglio Presidenziale e dalla Camera dei Rappresentanti.” Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un tweet ha scritto che “l’annuncio del cessate il fuoco in Libia rappresenta un passo importante per il rilancio di un processo politico che favorisca la stabilità del Paese e il benessere della popolazione”.
La notizia infine ha ricevuto il consenso anche del presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, principale sostenitore del maresciallo Khalifa Haftar e, più in generale, del governo della Cirenaica.