Mi è capitato solo due volte di dover tornare indietro per rileggere e riprendere i nomi e i ruoli dei protagonisti di un libro.La prima volta è accaduto mentre leggevo “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez; la seconda volta quando ho letto “Blu Aragosta” di Marina Atzori, edito da Rossini Editore.
Leggendo, infatti, l’ultimo libro della Atzori non è difficile “sbandare” perchè l’autrice, servendosi di un meraviglioso ed enigmatico gioco di nomi e soprannomi, costringe il lettore ad effettuare una serie di brusche gimkane.L’intento dell’autrice è sicuramente quello di destabilizzare e, devo riconoscere che ci riesce in pieno; abilmente, come un ragno che tesse la sua tela, pagina dopo pagina, prima “cattura” il lettore incuriosendolo e poi lentamente gli svela i fatti.
Un labirintico racconto che vedrei bene trasposto in una serie tv, una di quelle che, puntata dopo puntata, lasciano gli spettatori, ogni volta, con un interrogativo in più.
Blu Aragosta di Marina Atzori (Rossini Editore), trama
I protagonisti della storia vivono sull’Isola degli Elefanti dove viene rinvenuto il cadavere di un giovane sub.La sua morte viene considerata fin da subito un incidente.
L’uomo sarebbe caduto accidentalmente dalla scogliera, ma qualcuno non crede a tale tesi.Sull’isola approda un certo Pino Marino, un uomo in fuga dai fantasmi del suo passato.
Pino, inconsapevolmente resta coinvolto nel giallo legato alla morte del sub.La sua vita, suo malgrado, finisce per intrecciarsi anche con quella di un certo Mattia Rubino, docente di lettere, che per evitare un scandalo e la fine della sua carriera professionale, diventa vittima di un ricatto.
«Se davanti a te vedi tutto grigio, sposta l’elefante»
Dopo aver letto “Blu Aragosta” ne ho voluto sapere di più; per questo motivo mi sono persa in una piacevole chiacchierata con l’autrice.
Ecco cosa mi ha raccontato.
- Marina, come nasce Blu Aragosta?
Blu Aragosta è nato da una sfida: pubblicare il mio primo Giallo.All’inizio temevo che non ce l’avrei fatta, perché era un genere, sia lontano dal mio stile, sia ambizioso dal punto di vista degli intrecci.
Nonostante ci siano stati momenti critici in cui ho pensato di gettare la spugna, rifarei questo salto nel buio domani.Durante tutta la fase di stesura mi sono lasciata ispirare da un proverbio indiano, che poi è diventato anche la mia filosofia di vita: “Se davanti a te vedi tutto grigio, sposta l’elefante”.
Adesso posso dirlo, le aragoste blu – e mica solo loro – mi hanno tolto più di qualche ora di sonno.
- “Al Mio Grande Mare che mi ha salvato dalla palude” – Fin dalla dedica del libro fai uso di pseudonimi – di tanti pseudonimi – un espediente che ti ha consentito di tessere un intrigante gioco di specchi.Quale dei personaggi ti ha fatto maggiormente penare nella caratterizzazione?
“Gioco di specchi” è l’associazione semantica perfetta per Blu Aragosta.
I soprannomi rappresentano gli scudi, o meglio, le maschere “indossate” da ciascun personaggio.Sull’Isola degli Elefanti si cerca qualcosa di prezioso e nel frattempo ci si nasconde da qualcuno.
Il più “spinoso” di tutti?Vediamo… il professor Matteo Rubino mi ha dato parecchio filo da torcere.
Tuttavia, il responsabile principale delle mie ansie da aspettativa e delle tazze di camomilla con poco zucchero, è senz’altro lui: Bonsai.
- A proposito di Mare, tu che negli occhi hai il meraviglioso mare della Sardegna, in Blu Aragosta omaggi due volte la mia città che è Napoli.A pag. 229 fai riferimento a San Gennaro e a pag. 336 a Maradona (che per qualcuno sarebbero la stessa persona).
Qual è il tuo rapporto con la città di Napoli?
Sono felice che siano emersi i miei omaggi per la Città dei “Mille culure”.Confesso di avere un debole per Napoli, che è poesia anche per chi poeta non è.
Non potevo non gettare una piccola àncora nel suo incantevole golfo.Non a caso Il Mio Grande Mare che mi ha salvato dalla palude ha origini partenopee.
Ah!
Quest’ultima è un’altra grande rivelazione!
- Nel tuo immaginario quale potrebbe essere l’Isola degli Elefanti?
L’Isola degli Elefanti è uno spazio di fantasia a misura d’uomo, senza un’apparente via d’uscita, non un luogo esistente; è una sorta di labirinto circondato dal mare, da cui si può uscire unicamente spostando l’elefante che offusca la nostra visuale.Il lettore, oltre a cimentarsi nella scoperta del colpevole del Giallo della Scogliera, potrà compiere un viaggio immaginario, spero indimenticabile.
- Il tuo è un libro che potrebbe facilmente ispirare una serie TV.
Chi vedresti nel ruolo di Pino?
Magari!Dove si firma?
Scherzi a parte, Blu Aragosta è un romanzo che deve fare ancora tanta strada e che per il momento sta ancora cercando di entrare in punta di piedi nella vita delle persone.
Anzi, approfitto di questa preziosa occasione per ringraziare il mio editore, Rossini, per avergli fatto vedere la Luce.
La naturale propensione di Pino a cacciarsi nei guai e la sua leggerezza camuffata da superficialità potrebbero ricordare vagamente quella di Marco Aragona (personaggio interpretato da Antonio Folletto, nella serie tratta da “I bastardi di Pizzofalcone” del grande Maurizio de Giovanni).
- A chi consiglieresti la lettura del tuo libro?
A chi desideri perdersi tra le pagine di un Giallo insolito, in cui scoprire l’assassino è solo la punta dell’iceberg.La Verità si insinuerà nelle vite di tutti i protagonisti sotto mentite spoglie.
Sarà come cercare un ago in un pagliaio.
- Progetti per il futuro?
Sto lavorando al prossimo romanzo.Nel mentre cercherò di spostare anch’io il mio elefante.
Qualcosa mi dice che non sarà per niente semplice.
Tanta forza allora, e grazie per la tua disponibilità!