Il Governo Meloni ha annunciato una svolta epocale per l’accesso alle facoltà di Medicina: il tradizionale test d’ingresso sarà abolito già dall’anno accademico 2025-2026. Una decisione che segna un cambiamento significativo rispetto al passato, offrendo nuove opportunità agli studenti, pur mantenendo un certo grado di selezione.
Accesso libero al primo semestre
Gli aspiranti medici potranno iscriversi liberamente ai corsi del primo semestre senza dover superare un test d’ingresso. Questo nuovo approccio si propone di rendere l’accesso meno esclusivo, garantendo a un maggior numero di studenti la possibilità di cimentarsi con il percorso di studi medico. Tuttavia, l’accesso al secondo semestre sarà regolato da criteri meritocratici.
Selezione basata sul merito
Alla fine del primo semestre, gli studenti dovranno superare tutti gli esami previsti e saranno inseriti in una graduatoria nazionale di merito. Solo coloro che si posizioneranno in alto in questa graduatoria potranno proseguire gli studi di Medicina. In questo modo, pur eliminando il test iniziale, la selezione resterà rigida e fondata sulle competenze effettivamente acquisite nei primi sei mesi di corso.
Cosa succede per chi non supera la selezione?
Gli studenti che non riusciranno a rientrare tra i selezionati potranno comunque evitare di perdere l’anno accademico. I crediti formativi acquisiti durante il primo semestre potranno essere utilizzati per iscriversi ad altri corsi di laurea, garantendo una maggiore flessibilità nel percorso di studio. Questa misura è pensata per evitare che il tempo speso a studiare nel primo semestre venga “perso”, offrendo un’opzione alternativa senza interrompere il percorso universitario.
Aumento dei posti disponibili
Nonostante l’abolizione del test d’ingresso, il numero chiuso a Medicina sarà mantenuto. Tuttavia, il Governo ha previsto un incremento significativo del numero di posti disponibili, che passeranno dagli attuali 20 mila a 25 mila entro i prossimi anni. Questo ampliamento risponde alla crescente richiesta di professionisti nel campo sanitario, particolarmente evidente durante la pandemia.
Con questa riforma, l’Italia si allinea a un modello di selezione più inclusivo e progressista, offrendo a un maggior numero di giovani la possibilità di avvicinarsi al sogno di diventare medici, senza però sacrificare il rigore nella formazione di futuri professionisti della salute.