Moby Prince, mio padre poteva essere a bordo quel giorno

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Moby Prince – Sono trascorsi 30 anni da quella che è stata la più grande tragedia della marineria italiana dal secondo dopoguerra. Centoquaranta vittime tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Una morte atroce. Ancora oggi non si conosce la verità. Ancora oggi non è stato individuato alcun responsabile.

Moby Prince, mio padre poteva essere a bordo quel giorno

Era la sera del 10 aprile del 1991. Il traghetto Moby Prince della Navarma, carico di passeggeri, partiva da Livorno diretto verso Olbia. A 2 miglia e mezzo dal porto la Moby Prince entrava in collisione con la petroliera Agip Abruzzo. In un inferno di fuoco morivano tutti ad eccezione di Alessio Bertrand, mozzo napoletano, all’epoca 23enne, scampato miracolosamente all’incendio.

Su quella nave, quale membro dell’equipaggio, quel giorno ci doveva essere anche mio padre. Non ricordo per quale caso fortuito sfuggì alla morte. Sta di fatto che mio padre, caporale di sala macchine, quel giorno rimase a terra.  Evidentemente non era giunto ancora il suo momento. Morì pochi anni dopo. Nell’autunno del 1994 scese per l’ultima volta dalle navi della Navarma e non vi fece più ritorno. Un cancro se lo portò via. Ma questa è un’altra storia! E’ la storia di uno come tanti che ha trascorso gran parte della sua esistenza “sull’acqua salata” (come lui solitamente definiva il mare), di uno che aveva la pelle che sapeva di catrame e salsedine, è la storia di un marittimo qualunque, è la storia di mio padre.

Nuova inchiesta parlamentare su disastro Moby Prince

Oggi le due associazioni nate a seguito di quel disastro, quelle dei 140 familiari vittime Moby Prince e l’associazione 10 Aprile presieduta dal figlio del comandante del traghetto chiedono a gran voce di far luce su quanto accaduto. Per i familiari delle vittime la nuova commissione d’inchiesta dovrà proseguire i lavori oltre la scadenza della legislatura, “fino al raggiungimento del suo scopo” al fine di chiarire i molti aspetti ancora oscuri.

“Quell’orribile giorno di trent’anni fa”

Domani, sabato 10 Aprile, nel trentesimo anniversario della tragedia, tante saranno le commemorazioni, a partire da quelle che avverranno a Livorno, ma anche a Torre del Greco (che perse 7 dei suoi cittadini) e ad Ercolano (sette vittime anche ad Ercolano).

Torre del Greco non può e non vuole dimenticare – ha detto il sindaco Palomba – il tributo umano pagato in quell’orribile giorno di trent’anni fa. Il ricordo di quell’avvenimento è perennemente vivo nel cuore della città. Ci attiveremo, per quanto in nostra facoltà, perché non si dimentichi il sacrificio di coloro che perirono, e, soprattutto perché non restino impunite le colpe di quanti ebbero responsabilità della vicenda”.

Così Ciro Buonajuto, sindaco di Ercolano: “I momenti di dolore e le tragedie creano legami importanti, catene indissolubili. Nel nostro caso il tempo ha rinnovato soltanto il dolore e la rabbia per una tragedia che ancora cerca una verità negata. Questa catena che c’è tra di noi continuerà a stringerci con forza, con amore ed affetto nel ricordo di vicende che hanno strappato alla nostra terra donne e uomini e nel desiderio di cercare la verità.”

 

 

 

 

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