Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite terrà una riunione di emergenza sull’Afghanistan nella giornata di lunedì, su richiesta di Estonia e Norvegia.
Dei portavoce hanno riportato domenica che il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, aggiornerà i membri del Consiglio riguardo l’evolversi della situazione dopo la presa di potere dei Talebani nella capitale Afgana, Kabul.
I funzionari afgani riportano che il presidente, Ashraf Ghani, è fuggito dal paese, mentre i Talebani hanno definitivamente preso il controllo di Kabul.
Il Segretario delle Nazioni Unite, lo scorso venerdì, aveva esortato i Talebani a fermare immediatamente la loro offensiva in Afghanistan e a negoziare “in buona fede“, per evitare una guerra civile sanguinosa e prolungata. Ha anche riferito di essere “profondamente turbato dalle prime informazioni assunte, secondo le quali i Talebani stanno imponendo severe restrizioni nelle aree sotto il loro controllo, in particolare prendendo di mira donne e giornalisti“.
I Talebani hanno conquistato la maggior parte del paese nel giro di pochi giorni e domenica hanno invaso la capitale: scene di caos si sono verificate all’aeroporto, mentre gli afgani si affrettavano a salire precipitosamente sugli ultimi voli in uscita dal paese.
I video che circolano online mostrano scene convulse, con persone in preda al panico ed alla disperazione, ed il personale dell’aeroporto intento a lottare contro la folla desiderosa di imbarcarsi su uno degli aerei in pista, mentre molte persone giacciono ferite al suolo.
I Talebani intanto si sono affrettati a dichiarare la “rinascita” dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, in una conferenza stampa dal palazzo presidenziale di Kabul, e proprio questo era il nome del paese sotto il precedente governo talebano, spodestato dalle forze guidate dagli Stati Uniti dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001.
Le prime reazioni internazionali sono già arrivate: Il Canada ha sospeso le operazioni diplomatiche in Afghanistan e il personale canadese sta tornando in patria. Il ministro degli Esteri Marc Garneau ha riferito in una dichiarazione che la decisione di sospendere le operazioni è “solo temporanea”, e che l’ambasciata riaprirà se la situazione permetterà al personale di operare in piena sicurezza.
Nel frattempo, l’ambasciata degli Stati Uniti a Kabul ha sospeso tutte le operazioni, evacuando tutto il personale impiegato, una scena che a molti ha ricordato le immagini della fallimentare campagna militare in Vietnam.
“La situazione della sicurezza a Kabul sta cambiando rapidamente e la situazione all’aeroporto si sta deteriorando rapidamente“, ha riferito un portavoce in un comunicato.
“Ci sono segnalazioni di incendi e tafferugli all’aeroporto e stiamo istruendo i cittadini statunitensi a rifugiarsi sul posto. L’ambasciata degli Stati Uniti in Afghanistan ha sospeso le operazioni consolari con effetto immediato. Non recatevi all’ambasciata o all’aeroporto in questo momento“.
I media tedeschi, dal canto loro, hanno emesso un appello urgente rivolto al cancelliere Angela Merkel ed al ministro degli esteri del paese, finalizzato ad un programma di visti di emergenza, per aiutare il personale autoctono a lasciare l’Afghanistan.
In una lettera aperta, domenica, i principali giornali tedeschi, le emittenti pubbliche e commerciali e le agenzia di stampa hanno avvertito che “le vite di questi collaboratori freelance sono ora in grave pericolo“.
I media hanno sottolineato che continuare le proprie operazioni in Afghanistan, nel corso degli ultimi due decenni, sarebbe stato “impensabile senza gli sforzi e il coraggio del personale afgano che ci ha sostenuto sul terreno: giornalisti locali, incordatori e traduttori“.
Riportando anche le notizie di diversi recenti attacchi mortali contro i giornalisti, la lettera ha sottolineato come, a causa dell’avanzata dei Talebani, “si deve temere che tali episodi di violenza siano destinati ad aumentare drammaticamente, e che molti dei nostri collaboratori sono a rischio.”
La situazione appare sicuramente complicata, vedremo quali saranno le decisioni delle Nazioni Unite e quale approccio verrà preferito dalle democrazie occidentali.