Paolo Brosio, contro le azioni di governo, si esprime sulla presunta mancanza di attenzione alle esigenze dei fedeli cattolici fra le previste misure anti contagio.
Al pari di un pastore dal pulpito predicale, Paolo Brosio critica la politica di chiusura delle chiese cattoliche adottata dal governo Conte in questa emergenza. Non soddisfatto di come si sta gestendo la crisi, Brosio in un’intervista all’Adnrokronos dichiara:
‘Il Governo guidato dal Movimento 5 stelle non è interessato ai valori cristiani. E’ proprio in questo momento difficile che bisogna chiedere aiuto a Dio. Non puoi affidarti solo alla scienza perché non è Dio, altrimenti avremmo risolto tutto con la bacchetta magica”.
Il giornalista invoca, non è il solo a quanto pare, di pochi giorni fa la richiesta del senatore della Repubblica Matteo Salvini di aprire le chiese a Pasqua, un affidamento a Dio, in questa lotta epidemica. Secondo Brosio, finora questo elemento è mancato nel piano di contenimento del contagio. Ha continuato così l’intervista:
“il Governo ha pensato a tutto tranne che alle fede: Puoi comperare tutto, anche le sigarette, il cacciavite, ma si chiudono le chiese perché, secondo loro, sono luogo di ricettacolo di focolaio. Se le chiese vengono abitualmente disinfettate, con le dovute precauzioni, perché non tenerle aperte almeno per le messe feriali? Mantenendo ovviamente le distanze e tutte le direttive che ci dà la comunità scientifica? Bisogna tornare a Dio e anche di corsa perché quello che sta avvenendo è un segnale ben preciso”.
Obbiettivo comune
Bisogna osservare, che l’Ucoii, l’unione delle comunità islamiche italiane, con una comunicazione ufficiale, del 5 Marzo scorso, ha disposto la chiusura ai fedeli, di tutti i luoghi di preghiera fino a data da destinarsi, invitando le persone a pregare in casa. Un atto, che classifica come prioritaria la tutela della vita umana, rispetto alla necessità di rispondere ai bisogni dell’anima. Stiamo parlando di una comunità , quella islamica che in Italia conta circa un milione di fedeli.
Ad oggi, dopo più di un mese c’è da dire che le chiese cattoliche sono aperte per la preghiera personale ed individuale, ad essere vietate sono le celebrazioni, appunto proprio in virtù del fatto che potrebbero provocare assembramenti pericolosi in questo momento. La tutela dalla protezione del contagio dovrebbe essere obbiettivo comune guardato da tutti con la stessa intensità di conquista. Il tentativo forse ,quasi anacronistico, di contrapporre la scienza e la fede, è purtroppo, ancora fallimentare. La scienza nasce per essere condivisa anzi, trova proprio in questo momento di condivisione mondiale il suo grado di compimento più alto. La fede invece, non richiede condivisione ma un requisito ben diverso, ovvero la partecipazione, di spirito e non di luoghi.
Le parole di Papa Francesco
Fondanti sono state le parole del Santo Padre, il quale ha auspicato la Pasqua di quest’anno come una grande liturgia domestica:
“Anche se siamo isolati, il pensiero e lo spirito possono andare lontano con la creatività dell’amore. Questo ci vuole oggi”.
Alla luce di questo, si evince una neanche più di tanto mascherata, preoccupante sfiducia verso quello che il mondo scientifico, interamente mobilitato, con uno sforzo poderoso, potrebbe regalarci alla fine di questa biblica prova. Allora ricordo Giorgio Gaber che cantava:
“Vorrei essere libero come un uomo.Come un uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza.