Politica, Dopo il festival canteranno i voti

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Il segretario della lega, Salvini, non segue Sanremo perché molto impegnato nella campagna elettorale per le regionali, ma non rinuncia alle polemiche con Amadeus. L’esito delle urne, seppure appaia scontato a favore del centro destra e del presidente Fontana, farà cantare o ballare i singoli leader delle forze di centro destra, Berlusconi, Salvini e Meloni.
Forza Italia e Lega negli ultimi decenni hanno sempre espresso la spina dorsale dell’amministrazione regionale lombarda, mentre Fratelli d’Italia vuole assolutamente guadagnare posizioni, approfittando del grande periodo favorevole e della guida del governo nazionale. Berlusconi e Salvini sono preoccupati per la possibile perdita di potere nei gangli funzionali del potere regionale e anche in Parlamento provano ad arginare il potere straripante del partito di Giorgia Meloni, lavorando insieme ad emendare il decreto milleproroghe soprattutto sulla questione dei balneari, e anche sulla vicenda dell’esposizione dei prezzi medi dei carburanti nelle stazioni di servizio.
Secondo Salvini e Berlusconi, che riprendono le dichiarazioni di Roberto Rustichelli, garante dell’Antitrust, i benefici dell’esposizione dei prezzi sui consumatori sono incerti, peraltro con il rischio che si riducano gli stimoli di competizione tra gli erogatori di carburanti. Salvini però non vuole fare polemiche con gli alleati e dichiara ai comizi di chiusura delle campagne elettorali in Lombardia e Lazio, che il centro destra può fare 5 più 5 come il contratto per gli affitti e governare tranquillamente per i prossimi dieci anni.
Per quanto riguarda il partito democratico si cerca di sospendere fino a domenica 12 e lunedì 13 febbraio le divisioni intestine e la battaglia congressuale tra i quattro candidati alla segreteria nazionale, Bonaccini, Schlein, De Micheli e Cuperlo. Tutti i candidati e il segretario uscente Enrico Letta sostengono uniti il candidato alla presidenza della giunta regionale della Lombardia, Pier Francesco Majorino, anche se le speranze di vittoria sono minime, nonostante la candidatura di Letizia Moratti sostenuta dal terzo polo di Calenda e Renzi, che potrebbe coinvolgere una parte dell’elettorato del centro destra.
Il PD intende giocare le sue carte più su Maiorino che su Alessio D’Amato, l’assessore regionale alla Sanità del governo di Nicola Zingaretti nel Lazio. Addirittura D’Amato nel comizio di chiusura alla Garbatella avrà solo un collegamento video con i pezzi grossi del PD nazionale perché si preferisce rinsaldare l’asse con il movimento 5 stelle che sostiene Maiorino in Lombardia, scegliendo nel Lazio la candidata autonoma Donatella Bianchi, proprio in contrasto con l’alleanza tra PD e terzo polo, un ostacolo più che una risorsa. In effetti D’Amato in campagna elettorale si è fatto vedere con Renzi, Luciano Nobili e soprattutto Carlo Calenda.
Insomma il PD preferisce puntare più sulla Lombardia che sul Lazio, per contenere la sconfitta, che si annuncia inesorabile e lavorare per una strategia futura assieme al movimento 5 stelle del presidente Conte e del garante Grillo. La più impegnata a sostenere Majorino in Lombardia è la candidata Ely Schlein, perché lo scrittore e deputato europeo è uno dei suoi principali supporter nella corsa alla segreteria nazionale, che dovrebbe concludersi domenica 26 febbraio.
Majorino, però anche con il sostegno di PD e movimento cinque stelle, ha già stonato con alcune dichiarazioni, perché ha denigrato la Calabria, dicendo che la Lombardia è una regione con grandi potenzialità con tante persone che si danno da fare al contrario di quello che accade nella regione del sud. Majorino ha dimenticato i tanti calabresi che risiedono in Lombardia ed è stato rimbrottato dal presidente Occhiuto della giunta regionale della Calabria, che lo ha esortato ad abbandonare la politica, costringendolo a fare marcia indietro e a chiedere scusa ai calabresi. Insomma la partita delle elezioni regionali sembra essere davvero scontata a favore del centro destra anche nel Lazio, dove è stato scelto Francesco Rocca, avvocato ed esperto di sanità in quanto presidente della Croce Rossa.  Il curriculum esprime una lunga esperienza alla guida della più importante organizzazione internazionale di volontariato, dalla quale si è dimesso il 19 dicembre per la sua scelta di mettersi a disposizione nella corsa alle elezioni regionali del Lazio del 12 e 13 febbraio.
Sul passato di Rocca c’è però anche un’ombra che spesso ha allontanato le sue candidature, una condanna per spaccio di stupefacenti, per fatti risalenti a quando il candidato aveva 19 anni e fu arrestato dai carabinieri. Condannato a tre anni e due mesi di reclusione e 7 milioni di multa, l’anno dopo ebbe due mesi di sconto dalla Corte d’appello. “Bisogna imparare dagli errori e migliorarsi ogni giorno che passa. L’umanità è fragile e ogni individuo può sbagliare”, queste furono le sue parole da presidente della Croce Rossa Italiana.

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