Politica: Renzi decide di raddoppiare


Sono molteplici le attività del senatore di Italia Viva Matteo Renzi. Il 13 marzo 2023 l’ex presidente del Consiglio, davanti al notaio Niccolò Tacchini di Firenze, ha proceduto al cambio della denominazione della sua Ma.Re.Consulting. L’azienda ora si chiama Ma.

Re.Holding, non si occuperà più solo di consulenza strategica, ma anche di operazioni patrimoniali, ha sede legale a Roma vicino Palazzo Madama e con una quota del 10% del capitale sociale il figlio di Matteo Renzi, Francesco, è diventato azionista della società paterna.

Matteo Renzi era stato arbitro da giovane, Francesco invece è adesso un calciatore del Prato nella quarta serie nazionale.Per il momento l’azienda rimane saldamente in mano al padre, che detiene il 90% delle azioni, ma dal notaio si è proceduto anche al cambio societario dell’oggetto sociale

Dunque Matteo Renzi, che ha cominciato la carriera politica come presidente della provincia e sindaco di Firenze, è stato segretario del PD dal 2013 al 2018 e premier dal 2014 al 2017, poi ha fondato Italia Viva e sta promuovendo la fusione con Azione di Calenda per costituire un nuovo soggetto politico.

Secondo il suo alleato Carlo Calenda la scelta di occuparsi di cose culturali e di business è coerente con la sua impostazione politica, anche perché Renzi già da tempo non figura negli organismi direttivi del Terzo polo, avendo fatto il passo indietro, che aveva promesso agli italiani dai tempi della pesante sconfitta del suo referendum costituzionale, il 4 dicembre 2016.Calenda sa benissimo che la promessa, Renzi l’aveva fatta quando era ancora a Palazzo Chigi, ma dopo la grave sconfitta del referendum si è ricandidato alla guida del PD, vincendo le primarie del 2017, e poi ha fatto la scissione fondando Italia Viva.

Subito dopo ha permesso la nascita del Conte II e poi ne ha decretato la fine, spalancando le porte di Palazzo Chigi a una personalità tecnica come Mario Draghi.Calenda può tirare un sospiro di sollievo, dal momento che l’ingombrante compagno di partito ha fatto una scelta che conferma la sua volontà di non insidiare la leadership del costituendo partito unico terzo polo.

Lo ha chiarito lo stesso Renzi, dopo l’annuncio clamoroso della sua nuova avventura al Riformista, come direttore editoriale del giornale di Sansonetti, che ora passa all’Unità, ma la sua scelta rimanda solo il conflitto interno al terzo polo, perché l’ex premier ha capito da tempo che al momento l’orizzonte del nuovo partito di centro non riesce a sfondare la soglia della doppia cifra dei voti in percentuale.Infatti ci sono stati risultati molto deludenti nelle regionali di Lombardia, Lazio e negli ultimi giorni anche nel Friuli Venezia Giulia, e nei sondaggi nazionali si è rimasti attorno all’8% circa raccolto alle elezioni politiche del 25 settembre.

Renzi non lo dice pubblicamente, ma lascia intendere che la responsabilità del mancato sfondamento sia proprio del suo alleato Carlo Calenda e così decide di cambiare strategia.Il progetto politico del partito unico di centro o terzo polo che dir si voglia, resta ancora vivo, come Matteo Renzi ha ribadito nella conferenza stampa convocata per annunciare la novità della sua avventura giornalistica al Riformista, giornale di proprietà dell’imprenditore Alfredo Romeo, coimputato con suo padre nel famigerato processo Consip.

Renzi, da una parte è interessato a Forza Italia nella sua evoluzione post Berlusconi, e dall’altra ai cambiamenti del PD, perché i quattro anni che ci separano dalle prossime elezioni politiche saranno intensi e pieni di variabili.Una variabile importante potrebbe essere la migrazione della parte più moderata e liberale di Forza Italia, e un’altra il possibile sgonfiamento del consenso per l’attuale presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che sta sperimentando dopo tanti anni di opposizione le difficoltà dell’attività di governo.

Ma soprattutto Renzi sta studiando il PD, il suo vecchio partito, anche perché l’ex premier aveva puntato sul riformista Stefano Bonaccini alle primarie di febbraio.Ma le famose “praterie” che avrebbero dovuto aprirsi con la vittoria di Elly Schlein e lo spostamento a sinistra dell’asse del Pd ancora non si vedono.

Renzi è convinto che tra Meloni e SchleinConte ci sia una maggioranza silenziosa del 40% e per questo motivo l’ex premier tiene a sottolineare che il “suo” Riformista non sarà il quotidiano del Terzo polo, perché il giornale deve andare oltre ed essere letto sia da una parte della maggioranza, il centrodestra riformista, che dall’area del Pd che non si riconosce nella Schlein, l’attuale leader.Per Renzi il suo giornale deve essere libero e plurale e porsi nello spazio di mezzo tra il sovranismo della Meloni e la sinistra radicale di Schlein e Conte, perché c’è una maggioranza silenziosa che può essere quantificata intorno al 40%, la sua stessa percentuale delle europee del 2014, nelle quali era contemporaneamente leader del PD e il presidente del Consiglio.

Il partito unico centrista del terzo polo Italia Viva-Azione nascerà solo alla fine dell’anno, per la volontà dello stesso Renzi, anche se Calenda avrebbe voluto procedere più speditamente.Il nuovo Riformista diretto da Renzi, che però potrà essere solo direttore editoriale, ma non responsabile, perché non ha il tesserino da giornalista, nonostante le sue esperienze giovanili come collaboratore e capo redattore con le riviste il divino, degli scout e la stessa Unità, sarà impegnato sui temi dell’europeismo e del garantismo e avra’ gli occhi puntati soprattutto sulla neo segretaria del Pd, Elly Schlein, per la sua posizione politica troppo schiacciata sul movimento 5 stelle.

Insomma Renzi raddoppia perché non pensa proprio a lasciare la politica, compie solo un passo di lato rispetto al Terzo polo, che potrebbe essere utile nel caso in cui Calenda dovesse fallire clamorosamente.Renzi dichiara che, per il momento ha intenzione di essere direttore del Riformista solo per un anno, e dice testualmente: “A chi mi chiede lasci, dico non solo non lascio, ma raddoppio, perché continuo il lavoro di parlamentare come fecero in passato due mostri sacri del centrosinistra Veltroni all’Unità e Mattarella al Popolo”.

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