<strong>Pompei – Cinque detenuti che presto andranno a svolgere un lavoro di pubblica utilità, non retribuito, presso il Parco Archeologico di Pompei, l’unico sito culturale al mondo ad aver accettato la cosiddetta «messa alla prova» prevista dall’articolo 168 bis del Codice Penale.
La «messa alla prova» consiste nello svolgere una prestazione di pubblica utilità non retribuita con sospensione del procedimento penale.Il detenuto per reati di limitata gravità può, in alcuni casi, ottenere anche l’estinzione del reato.
Pompei, rieducare con cultura e bellezza
I cinque detenuti provenienti dal carcere di Poggioreale andranno ad aggiungersi ai 20 «diversamente liberi» già impegnati nelle attività del sito archeologico patrimonio UNESCO, in virtà del protocollo siglato con il Tribunale di Torre Annunziata.
«Rieducare con cultura e bellezza.
L’iniziativa coniuga elementi essenziali per attuare in pieno la funzione costituzionale della pena: il lavoro innanzitutto, ma anche la cultura e la bellezza» – sono state le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
«Tali progetti, come anche altri avviati dal Parco, di inclusione del territorio e delle scuole, fanno sì che l’archeologia possa contribuire concretamente a cambiare la vita delle singole persone e dunque di una intera società» – ha così commentato il Direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel.