Scoperta italiana su Marte: un lago di acqua salata sotto la superficie

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Scienziati italiani ancora in evidenza: sotto i ghiacci del Polo Sud di Marte è stato scoperto un grande lago di acqua liquida e salata, grazie al radar italiano Marsis della sonda Mars Express.

La notizia è stata pubblicata sulla rivista Scienceuna delle più prestigiose al mondo in campo scientifico.

Il team scientifico, tutto italiano, è composto da Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), università Roma Tre, Sapienza e Gabriele d’Annunzio (Pescara), Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

Il lago sotterraneo ha tutti i requisiti per ospitare la vita

Il lago, che si trova un chilometro e mezzo sotto i ghiacci del Polo Sud marziano, ha tutti i requisiti per ospitare la vita.

Esso è formato da acqua liquida e salata, esiste da molto tempo ed è protetto dai raggi cosmici; per questi motivi, secondo gli scienziati, si sarebbe formata una “nicchia biologica“, dove la vita potrebbe essersi conservata. E’ stabile da molto tempo ha un diametro di 20 chilometri e una forma vagamente triangolare.

http://gty.im/1005299396

2b05d3444959b6b0d926332eb5e4d16fUna delle più importanti scoperte degli ultimi anni

Secondo quanto dichiarato dal presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Roberto Battiston, questa scoperta “è una delle più importanti degli ultimi anni“.

Battiston ha anche sottolineato che il sistema spaziale italiano è impegnato da decenni in ricerche su Marte insieme all’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e alla NASA.

L’eccellenza degli scienziati e della tecnologia italiana

Scoperte come questa, secondo lo scienziato, “confermano l’eccellenza dei nostri scienziati e della nostra tecnologia e sono un’ulteriore riprova dell’importanza della missione europea a leadership italiana ExoMars, che nel 2020 arriverà sul pianeta rosso alla ricerca di tracce di vita“.

Il radar Marsis è attivo dal 2005

Il radar Marsis (acronimo per Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding) è attivo dal 2005 e si trova sulla sonda Mars Express, dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa).

Lo strumento è stato ideato da Giovanni Picardi dell’università Sapienza di Roma e costruito dalla Thales Alenia Space (Thales-Leonardo). Il radar, tuttavia, da solo non è in grado di scoprire se c’è vita o no nel lago; le ricerche, pertanto, continueranno.

http://gty.im/490442618

Gli altri scienziati a cui si deve la scoperta

Gli altri scienziati a cui si deve la scoperta sono il responsabile scientifico del radar Marsis Roberto Orosei, dell’Istituto di Radioastronomia di Bologna dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e primo autore della ricerca; Enrico Flamini, docente di Planetologia presso l’Università di Chieti-Pescara e responsabile di progetto dell’esperimento Marsis per l’Asi; Elena Pettinelli, responsabile del laboratorio di Fisica Applicata alla Terra e ai Pianeti dell’Università Roma Tre, co-investigator di Marsis.

Una risposta alle missioni Viking della Nasa

La scoperta del lago rappresenta anche la risposta al quesito che, dal 1976, avevano sollevato le missioni Viking della Nasa: i loro dati, infatti, indicavano con chiarezza che in passato Marte aveva avuto laghi, fiumi e mari, ma finora non si sapeva che fine avesse fatto tutta quell’acqua. “Una notizia che si aspettava da 30 o 40 anni” ha confermato Enrico Flamini.

Il lago si trova nel Polo Sud del pianeta

Il lagobuio e salato, è probabilmente profondo qualche metro e si trova nella regione di Marte chiamata Planum Australe, nel Polo Sud del pianeta.

Si ritiene che un tempo “il Pianeta rosso” fosse abitabile

C’è stato un tempo in cui Marte era abitabile, con un clima simile alla Terra, ma nel tempo il pianeta ha perso la sua atmosfera e con essa l’effetto serra che riscaldava, e di conseguenza l’acqua è ghiacciata e poi è scomparsa. Restavano i segni lasciati dalla presenza dell’acqua, ma restava da capire dove fosse finita e capire dove andare a cercarla“, ha osservato Roberto Orosei.

Il lago potrebbe non essere l’unico

Il grande lago del Polo Sud potrebbe non essere l’unico: secondo i ricercatori potrebbero essercene altri e, adesso che sanno come cercarli, continueranno a farlo.

http://gty.im/1005299466

 

Fonte: Ansa.it

 

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