NAPOLI – Il ricordo commosso di docenti e studenti dell’Ateneo napoletano dove insegnava da quasi vent’anni. Il 22 Marzo un congresso internazionale sulle nuove tecnologie per i beni culturali sarà l’occasione per presentare i suoi ultimi studi sulla ricerca tecnologica in mare.
Comunicato Stampa
“Le sue lezioni finivano alle sette di sera ma nessuno se le perdeva. Mi sono innamorato delle ricerche archeologiche in mare grazie alla curiosità che sapeva trasmetterci nello studio della cultura delle civiltà umane preistoriche attraverso l’analisi dei reperti materiali”. C’è grande commozione nelle parole di Carmine Marra, oggi grafico dell’Università Suor Orsola Benincasa, che è stato tra i tanti studenti di Sebastiano Tusa, assessore ai beni culturali della Regione Sicilia, scomparso ieri tragicamente insieme agli altri passeggeri e all’equipaggio del Boeing 737 Max dell’Ethiopian Airlines che da Addis Abeba avrebbe dovuto portarlo a Nairobi per un progetto dell’Unesco.
Tusa con Napoli e la Campania aveva un legame speciale come raccontano i suoi ex studenti e i tanti colleghi della Facoltà di Lettere del Suor Orsola dove dal 2000 insegnava Paletnologia all’interno di Corsi di laurea, Scuole di Specializzazione e Master nel settore dei beni culturali. Ma nelle aule del Suor Orsola per tutti era soprattutto ‘l’archeologo del mare’. Lui che insieme con Massimiliano Marazzi e Claudio Mocchegiani Carpano era stato tra i pionieri degli studi italiani nel settore dell’archeologia del mare che aveva visto proprio al Suor Orsola, per la prima volta in Italia, la nascita di uno specifico indirizzo di studi all’interno dei corsi di laurea del settore dei beni culturali e dell’archeologia. Passione e competenza che aveva riversato nel grande impegno per la sua terra quando nel 2004 era stato chiamato dalla Regione Sicilia a dirigere la prima soprintendenza del Mare d’Italia.
“Il mondo dell’archeologia perde un protagonista forse insostituibile di cui mi ha sempre colpito la passione con cui cercava nei fondali dei nostri mari le tracce degli uomini del passato. Per lunghi anni è stato un pilastro del nostro corpo docenti”. Così Lucio d’Alessandro, Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa, ricorda Sebastiano Tusa. Proprio a lui il 22 Marzo sarebbe toccato aprire al Suor Orsola il congresso internazionale sulle Nuove tecnologie per i beni culturali. Un congresso che sarebbe dovuta essere l’occasione per discutere di un nuovo progetto tra la Regione Sicilia e il Cluster Tecnologico Nazionale TICHE (Technological Innovation in Cultural Heritage) e che ora sarà l’occasione per presentare i risultati dei suoi ultimi studi sulla ricerca tecnologica in mare.
Da Procida a Pantelleria: le missioni archeologiche del Suor Orsola con Sebastiano Tusa
Anche grazie al lavoro di Sebastiano Tusa l’Università Suor Orsola Benincasa è stata protagonista negli ultimi vent’anni di prestigiose missioni archeologiche, anche internazionali. Su tutte quella relativa al grande progetto di scavo sul sito preistorico di Mursia a Pantelleria dove da oltre dieci anni già si lavora con moderne tecniche di rilevazione tridimensionale.
Ma è anche a due passi da Napoli che Tusa ha speso per anni la sua passione per l’archeologia del mare. Risalgono al 1975 i suoi primi interventi sulle isole di Procida e di Vivara dove insieme con Massimiliano Marazzi, fondatore del Centro Euromediterraneo per i Beni Culturali dell’Università Suor Orsola Benincasa, negli ultimi anni aveva dato vita ad un importante progetto scientifico e museale sui “Beni archeologici reali e virtuali tra mare e terra”. Mare e terra, quello che è stato il binomio di una vita che Tusa, come ricorda il prof. Marazzi, che ha speso “fondendo un grande impegno scientifico da studioso di altissimo profilo a straordinarie qualità umane relazionali con le quali aveva saputo costruire importanti alleanze progettuali in numerose parti del mondo”. In giro per il mondo fino all’ultimo istante di una vita spesa in viaggio per le sue grandi passioni che per fortuna hanno fruttato numerose scoperte che resteranno per sempre custodite nel patrimonio artistico e culturale del nostro Paese.