L’importanza di chiamare la VAR

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La VAR, ossia la Video Assistent Referee, in italiano Video Assistenza Arbitrale è quella famosa Moviola in Campo che il giornalista Aldo Biscardi non ha fatto a tempo a vedere completamente, a goderne i benefici a favore della regolarità delle partite di Serie A, perché scomparso l’8 ottobre 2017. Certo, il campionato era iniziato il 19 Agosto, quindi avrà almeno visto Juventus-Cagliari, la primissima gara del Campionato 2017-2018 dove un rigore clamoroso veniva fischiato SOLO dopo avere visionato il VAR. Solo dopo che il Signor Maresca di Napoli veniva richiamato dai due ex arbitri di porta che ora siedono comodi nella stanza dei bottoni del VAR.

Era così difficile vedere quel rigore SENZA VAR?

A Torino forse cala la vista agli arbitri, chissà, meno male che esiste Koulibaly.

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Se avesse potuto vedere anche tante partite di questo primo Campionato di Serie A dove il VAR è stato snobbato, il buon Aldone, molisano di nascita, si sarebbe imbestialito al suo Processo del lunedì. Pace alla sua anima.

Come ieri a Cagliari un gol regolarissimo di Marco Sau

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è stato annullato: prescindendo per un momento chi e perché, era stata data una direttiva ai Signori arbitri e ai collaboratori dell’arbitro, detti un tempo volgarmente “segnalinee“: queste nuove terminologie usate per indicare mansioni che sino a tempo prima venivano denominate diversamente, sembra facciano parte di quella schiera di nomi usati per lavori onesti ma poco retribuiti come gli ex spazzini oggi definiti operatori ecologici. Il punto è che spazzini erano e spazzini rimangono, per quanto si voglia ingentilire il termine, inclusa la considerazione che le persone hanno di loro.

Stessa gubba, come dicono a Sassari, anche per i segnalinee.

Agli arbitri e collaboratori era stata data una regola non scritta, ma convenzionale: fare finire l’azione e solo dopo interrompere il gioco.

Così facendo, ci sono due step: il primo, quello di verificare il VAR con la silent chech, il controllo della regolarità dell’azione nelle moviole  della stanza del VAR dai due ex arbitri di porta che comunicano via microfono all’arbitro centrale se è tutto regolare, oppure, se hanno anche loro dei dubbi, se è necessario che lo stesso arbitro in campo verifichi a video, coi suoi occhi, l’azione sotto lente di ingrandimento.

Solo dopo ANNULLARE o CONVALIDARE una rete.

CHIEVO-INTER

Nel ragionamento il caso del Bentegodi di ieri pomeriggio ci viene in aiuto: nell’azione della rete del vantaggio nerazzurro l’azione viene fatta terminare e solo dopo la verifica VAR viene cambiata la percezione che dal campo il segnalinee aveva avuto, da cui rete regolare e Inter in vantaggio.

Questo è il perfetto MODUS OPERANDI che è stato indicato di eseguire ai Direttori di gara e ai loro collaboratori. Da cui a Cagliari Doveri ha toppato alla grande perché ha interrotto subito l’azione. Ci si aspetta un turno di STOP per il fischietto romano.

Ma c’è una postilla, come sempre, scritta in minuscolo per non essere visibile ai più: prevede che se il Direttore di gara è certo di quel che vede e fischia al momento in cui percepisce l’irregolarità, allora il VAR non può essere chiamato in quanto l’azione è stata interrotta prima.

Modo utile e comodo per fare ciò che si vuole, evitare di essere contestati per NON avere usato il VAR perché così operando, da regolamento, il VAR non si può usare.

Anche uno dei responsabili del VAR Nicola Rizzoli di Bologna, che strano, il Bologna, ha detto che il rigore che il Signor Calvarese di Teramo in Cagliari-Juventus era netto, che non sarebbe servito il VAR ma che il VAR andava consultato e poi concesso il massimo tiro dagli undici metri. Peccato che Calvarese, assieme ad Irrati siano contro la tecnologia. E ho detto tutto.

Due casi che riguardano il Cagliari, mille casi che hanno penalizzato la SPAL, il Benevento, il Crotone, squadre che, essendo di rango inferiore, hanno da sempre un trattamento diverso da quello concesso alle Grandi Società. Perché vedere oggi 23 Aprile 2018 il Napoli a un punto dalla Juventus rende in Campionato bellissimo, ambitissimo per le pay tv, e non dare a favore del Crotone il rigore contro il Napoli era giusto perché altrimenti non ci sarebbe stato un campionato equilibrato in testa alla classifica.

Ecco, pochi esempi, ma analizzando ogni partita in maniera analitica ce ne sarebbero tanti di casi, come Genoa-SPAL dove i Ferraresi sono stati rapinati, dove due calci di rigore dubbi sono stati concessi. Succede sempre alle neo promosse di subite le angherie dei Direttori di gara; sembra quasi come quando ai miei tempi si faceva il MILITARE, appena arrivato eri la BURBA e gli ANZIANI ti facevano quello che volevano. Come oggi il BULLISMO galoppante nelle scuole, ragazzini che BULLIZZANO i compagni di classe perché timidi, piuttosto che un insegnante. Il solito discorso della giungla dove il più forte uccide il debole. Ma questa non è la giungla, è la Società, tanto additata quanto colpevole di nefandezze su cui tutti sono solidali ma dove NESSUNO, compreso ULISSE, fa niente per migliorarla. Se i ragazzini sono così sarà che hanno preso esempio dai GRANDI, dai così detti ADULTI, gli stessi che condanno gli atti fatti dai figli degli altri, sinché non tocca ai loro; ed allora diventano RAGAZZATE, niente di che.

Ed allora continuiamo così, a regalare rigori a chi non se li merita, ad annullare reti alle squadre che giocano contro la squadra del nostro capo; tanto l’Italia, il Bel Paese, rimarrà sempre la Nazione dove i giovani in estate se la vogliono godere, non come i sedicenni inglesi che a luglio e agosto vanno a lavorare al supermercato a fare esperienza; peggio per gli inglesi che non vivono nel paese dove in estate è bello stare con le chiappe al sole e ad abbronzarsi, peggio per gli inglesini se da loro c’è freddo.

Chiamiamo il VAR?

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