Se non pensassi di potermela giocare, resterei a Cagliari per allenarmi

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30425587 2294678703879377 9066236680815291301 oIl titolo di questo articolo è una citazione dell’attuale tecnico del Cagliari Diego Luis Lopez, l’uruguaiano che ha preso il posto dell’italo-campano Massimo Rastelli a ottobre dell’anno scorso.

La parola che più echeggia sui Gruppi Social dei Tifosi del Cagliari è una ed unica: VERGOGNATEVI.

Iniziamo dalla conferenza poco prima della gara di Lopez: sembrava che il Cagliari volesse giocarsela, che  la formazione che sarebbe dovuta scendere in campo sarebbe stata abile a mettere in difficoltà i nerazzurri, tanto in crisi quanto depressi per una stagione non esaltante, sebbene ad inizio stagione fossero apparentemente tutte rose e fiori.

Ecco la formazione del Cagliari scesa in campo a Sn Siro ieri sera:

Cragno; Romagna, Andreolli, Castán; Padoin (8′ st Lykogiannis), Ionita, Cossu (28′ st Caligara), Miangue, Giannetti; Céter, Sau (6′ st Faragò)

Già mezz’ora prima della gara leggere i nomi dei giocatori scelti dall’allenatore erano sorprendenti: Giannetti, Ceter, Cossu.

Passi Andrea, il numero 7, Cossu, che, essendo assenti sia Barella che Cigarini per squalifica ci potrebbe stare, ma non dal primo minuto, visti i suoi 37 anni. Certo, il ruolo sarebbe potuto andare al giovanissimo Fabrizio Caligara28700687 2237492726264642 7933363634813063956 o, classe 2000, nato il 12 Aprile, il giorno in cui, nel 1970, il Cagliari vinse lo Scudetto, ma Lopez in conferenza ha detto che non era pronto, ed allora spazio all’esperienza di Andrea Cossu. Peccato che al minuto 28 della ripresa proprio Caligara prendeva il posto di Cossu, 15 minuti di gloria per l’ex Juventus. Se di gloria si può parlare, esordire in quel modo a San Siro. Ma tant’è che qualcuno doveva entrare.

Vedere però il povero Giannetti, 27023455 2167387116608537 2413158561565657212 o che mise piede in campo l’ultima volta a Crotone per sbaglio alla terza giornata di ritorno, è sintomo di resa anticipata. Soprattutto perché messo fuori ruolo, non in attacco a tentare di pungere il portiere nerazzurro Handanovic, ma in in fascia al posto di Faragò a destra per tutta la durata della gara è stato in difficoltà, ridicolizzato e umiliato, non volontariamente per disonorarlo, ma per difetto di ruolo e povertà tecnica, dagli avversari. Di chi la colpa se non della persona che ce lo ha messo in campo, se di colpa si può parlare? CHI mette CHI è il mio motto. Appena dopo il raddoppio di Icardi, Niccolò Giannetti veniva spostato da Lopez nel suo ruolo naturale, ossia in attacco, facendo uscire l’impalpabile Sau per Faragò che si riappropriava della sua fascia di competenza. L’altra fascia, la sinistra, veniva data ancora a quell’ex nerazzurro Senna Miangue 23845858 2076412309039352 1081986263362789146 o che il Cagliari prima non riscattava entro i termini a giugno 2017 e poi comprava a prezzo pieno nella sessione estiva del mercato. Un bravo ragazzo, sicuramente, ma calcisticamente ancora immaturo che faceva quello che poteva fare: ritengo, come ragionamento generale, che essendoci una gerarchia del comando in qualsivoglia Società, se chi di dovere mette nel ruolo inadatto una persona, in questo caso un giocatore, a fare qualcosa che non è ancora in grado di fare per carenze tecnico-tattiche o caratteriali, beh, l’imputato, se così si può dire, non è chi fallisce nella realizzazione dell’obbiettivo ma di chi, ben sapendo le caratteristiche dell’uomo, mette in difficoltà colui che sa già fallirà. Si potrebbe anche dire, come è usuale, che magari, buttarlo nella mischia, a Milano, gli prende l’entusiasmo e farà la gara della vita. Certo, come buttare in mare uno che non sa nuotare: nel caso migliore galleggia, nell’altro affoga, ma andava provato.

Insomma, Diego Lopez ha ridicolizzato Giannetti, il quale certo, avrebbe potuto dire NO, ma non è Ibra, non è Ronaldo, è semplicemente Niccolò Giannetti da Siena, un soldatino della banda rossoblù che esegue alla lettera gli ordini prescritti dal suo Generale Lopez consapevole che non potrà ottemperare all’ordine per motivi tecnici, ma, come ogni bravo graduato, esegue l’ordine impartitogli, zitto e pronto anche a subire le conseguenze della sua prova incolore.

Ultima pedina buttata in mezzo agli squali di San Siro da discutere è Valencia. Non la città spagnola, ma quel Damir Ceter Valencia29472852 2248496801830901 2495020450687856954 n, colombiano di Buenaventura, classe 1997, anch’egli ancora immaturo che non poteva che fare magra figura in una serata da dimenticare. Tendenzialmente i giovani giocatori sardi venivano centellinati nell’utilizzo; era moda dire che si sarebbero bruciati e si tendeva a non farli giocare mai. Ma gli stranieri, pagati, anche se poco ma pagati soldini o soldoni, avrebbero dovuto rendere per i soldi spesi e quindi sacrificabili. Ebbene, il povero Ceter non ha fatto una bella figura, ma non ha colpa dirette.

Le colpe, se così possiamo dire, vanno addebitabili solo al suo Generale Lopez che ha seguito questo modus operandi solo ed esclusivamente per una ragione, CAGLIARIBOLOGNA, un’altra partita da non sbagliare, quella di domenica alle 12.30.

Come tante, in questa stagione, sono state dipinte e presentata in questo modo e tutte puntualmente sbagliate a partire dalla gara con l’Hellas Verona persa qualche settimana fa , o quella, sempre a Verona ma con il Chievo; oppure ancora quella col Genoa a Marassi. Ecco ci sono state diverse gare presentate come gare da non sbagliare puntualmente sbagliate ma la fortuna ha voluto che le squadre sotto sbagliavano ancor di più, la fortuna di Lopez è stata proprio quella,

Certo, si parla di colpe di Lopez; sin ora non si è parlato del peccato originale della stagione 2017-2018 del Cagliari.

Diego Luis Lopez adesso come Massimo Rastelli prima  è solo ed esclusivamente il capro espiatorio delle responsabilità che vanno attribuiti alla Società Cagliari Calcio che altro non ha fatto che indebolire in maniera importante la rosa della squadra liberandosi di pedine fondamentali che la passata stagione permisero di arrivare al posto numero 11 della Classifica della Serie A, pedine non rimpiazzate a causa del fatto che si sarebbero dovuti costruire 2 stadi in 5 anni. Ma con una squadra in Serie B o che lotta per non andarci i potenziali sponsor non troverebbero appetibile investire: discorso trito e ritrito questo che la Società Cagliari Calcio e il suo Presidente Tommaso Giulini da Milano sanno benissimo.

Ora si spera che il Cagliari salvi questa stagione disgraziata e che il suo Presidente decida di investire sui giocatori.

Con questa speranza Forza Cagliari

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