Il Napoli si arrende al Barcellona

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Il Napoli gioca bene ma non riesce a superare la squadra di Xavi. Vince il Barcellona, il racconto di Gianfranco Piccirillo.

La grande sfida delle squadre di Maradona non tradisce le attese e va un po’ nella direzione prevista, considerando contemporaneamente la forza offensiva e la debolezza difensiva di Barcellona e Napoli. Calzona, per puntare proprio di più all’attacco, preferisce Rui ad Olivera, e in effetti il portoghese mette in difficoltà il giovanissimo attaccante Yamal, ma non serve a contrastare molto il gioco offensivo degli azulgrana di Xavi, che nella prima parte del primo tempo è devastante, anche per la difesa blanda del Napoli. I gol di Fermin Lopez e Cancelo appaiano la logica conseguenza della supremazia catalana nel secondo stadio del Barcellona per i lavori del Camp Nou, ma le marcature soprattutto in occasione del raddoppio appaiono troppo leggere, dopo il palo colpito dal funambolico Raphinha.

Il Napoli però ha il merito di non scomporsi tatticamente, e così avrebbe addirittura potuto replicare prima della fine del primo tempo a sua volta con due gol, non riuscendoci solo per una parata spettacolare del portiere tedesco Ter Stegen sul colpo di testa di capitan Di Lorenzo. In ogni caso le giocate di Politano mettono in difficoltà la difesa avversaria ed è decisivo il suo assist per Rrahmani, che dimezza le distanze con una rete in piena area da grande attaccante, perché il suo tiro è preciso e Ter Stegen non riesce ad arrivare. Anche nella ripresa la gara si mantiene vivace con tante occasioni da una parte e dall’altra e dopo un’altra parata di Ter Stegen sempre su Di Lorenzo arriva anche un intervento importante di Meret su Raphinha. Ma le occasioni più significative sono del Napoli, che prima sfiora il palo con un gran tiro di Kvaratskhelia, non sempre però abile a liberarsi come nelle ultime gare di campionato, e poi sviluppa una serie di azioni tra un ritrovato Anguissa dopo un pessimo primo tempo e un Traore’ in crescita, e un chiaro fallo su Osimhen in area, che incredibilmente non viene preso in considerazione né dall’arbitro, un poliziotto olandese che spesso ha fatto discutere per le sue direzioni con le squadre italiane in Champions, né dalla sala var, evidentemente distratta da qualche tapas di troppo.

A metà ripresa cominciano i cambi con gli inserimenti di Sergi Roberto e Romeu da una parte e Lindstrom e Olivera dall’altra al posto di Politano e Rui, ma a questo punto il Barcellona costringe Meret ad un paio di parate non facili su un bravo Gundogan, un Lewandowski fino a quel momento poco incisivo, e soprattutto su un vivace Raphinha, che ci prova sia su azione, che su punizione, meritando la palma di migliore in campo. Calzona fa bene nel finale a provare la carta Raspadori al posto di Traore’, perché il Napoli deve tornare ad attaccare, e infatti proprio sull’asse Olivera Lindstrom costruisce una palla gol davvero clamorosa con il danese, che spreca di testa il cross delizioso del nazionale uruguaiano e sì può parlare di un Ter Stegen, assolutamente graziato dalle stelle favorevoli, come peraltro previsto dal suo oroscopo. Inoltre come spesso capita nel calcio, dopo il gol fallito c’è il gol subito, peraltro a difesa schierata, proprio dal bomber polacco Lewandowski, che sembrava in ombra, ma che anche stasera mette il suo sigillo, vincendo la sfida con il collega Osimhen, e dimostrando che non si trova per caso al nono posto della storia dei marcatori di tutti i tempi. Xavi è stato bravo con la mossa di Sergi Roberto, che è riuscito contemporaneamente a bloccare Lobotka, e a ispirare il terzo gol, e pure a puntare fino alla fine sulla freschezza dei suoi giovani in attacco e in difesa. Calzona ha mostrato comunque alcuni buoni aspetti nell’impostazione offensiva del gioco, purtroppo non condita dalla fortuna, sia nell’episodio della traversa di Olivera, che nel tiro nel recupero di Kvaratskhelia, che fa la barba al palo. Il successivo cambio con l’uscita del nazionale georgiano per il belga Ngonge non è da intendersi come punitivo, ma solo utile alla soddisfazione di una presenza in Champions per l’ex attaccante del Verona.

Insomma è stata una bella partita e il Barcellona, seppure meno forte degli anni passati, è passato con merito, anche se il rammarico è proprio questo per il Napoli, cioè quello di non avere sfruttato alcune condizioni oggettivamente favorevoli, che forse non si ripresenteranno più in futuro. Pesa comunque l’episodio del rigore negato clamorosamente ad Osimhen, che però stasera non ha dimostrato di valere i milioni di euro stabiliti dalla clausola rescissoria decisa dal suo procuratore e dal presidente Delaurentiis, evidentemente più bravo e anche “educato” come amministratore, che come dirigente di calcio.

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