Dopo il nuovo cambio in panchina in casa Inter “si torna tutti a scuola”: proviamo a fare un parallelo tra la società meneghina e l’ambiente scolastico…
<strong>Immaginate una normale classe di una qualsiasi scuola, gli alunni entrano e si siedono ai propri posti, entra il professore di italiano ed inizia la sua lezione: l’argomento della giornata è una poesia di Gabriele D’Annunzio e l’obiettivo è cercare di far capire il significato di questa poesia ai presenti in aula. Tutto nella normalità direte voi…invece no, perché mentre il professore sta spiegando ci sono 2/3 alunni che lo seguono attentamente dal primo minuto in cui ha iniziato a parlare, mentre tutti gli altri si distraggono di continuo ed ascoltando la lezione soltanto a tratti sono costretti a fermare il paziente professore per fargli ripetere per l’ennesima volta lo stesso concetto non capito fino in fondo, e che forse non hanno ancora capito anche dopo averlo riascoltato diverse volte.
Ecco, adesso pensate di trovarvi ad assistere ad una sessione di allenamento della prima squadra dell’Inter da bordo campo: c’è Stefano Pioli, appena arrivato, circondato da circa 25 giocatori, che spiega i suoi schemi per cercare di risollevare la stagione dei nerazzurri. Mentre sta spiegando però, intorno a lui ci sono i soliti 3/4 elementi che lo seguono con attenzione, e poi ci sono tutti gli altri che sono concentrati su altre cose (partendo dalle questioni famigliari, per arrivare a quelle contrattuali, passando per i conflitti con la società) o parlano letteralmente un’altra lingua e non sono poi così interessati a ciò che dice il tecnico, tanto sanno che dovranno farselo rispiegare da un traduttore…insomma, la classica classe che forse andrebbe presa con le cattive. Il paziente Pioli quindi, vedendo i suoi “alunni” distratti e disorientati, è costretto a fermarsi per ricominciare dall’inizio la spiegazione per una, due, tre volte, forse anche di più, per tentare di far assimilare i suoi concetti a tutti: impresa non da poco.
Il problema però, come ho già detto, non è solo la lingua, ma soprattutto la testa dei giocatori, che sono concentrati su tutto meno che sul fare il bene dell’Inter. Adesso sta a Stefano Pioli prendere per mano questa classe disastrata e tentare di portala alla fine della stagione raggiungendo l’obiettivo prefissato, che come ribadito proprio da lui nella conferenza di presentazione è il raggiungimento della zona Champions League. Tutti devono capire che c’è grande bisogno di un’inversione di rotta immediata, ma che non sia un fuoco di paglia come quello visto qualche settimana fa contro la Juventus a San Siro, che aveva tanto illuso i tifosi.
Parlato degli uomini che vediamo sul rettangolo verde del campo da calcio, adesso analizziamo la situazione dirigenziale. Tutti noi siamo a conoscenza della spaccatura che c’era stata mentre si stava scegliendo il nuovo allenatore per il dopo De Boer, tra la fazione italiana (Zanetti-Gardini-Ausilio) che voleva un tecnico italiano e quella vicina a Suning che voleva un nome più risonante, di fama internazionale. Alla fine l’hanno spuntata Zanetti, Ausilio e Gardini, convincendo la società che Pioli fosse l’uomo giusto. L’allenatore ex Lazio ha firmato un contratto con scadenza fissata al giugno del 2018, ma che la società può decidere di rescindere alla fine di questa stagione, un po’ come fatto con De Boer: in poche parole, vogliono essere sicuri che se Diego Simeone si liberi dall’Atletico Madrid a fine stagione possa approdare tranquillamente sulla panchina dell’Inter, senza avere nessun intoppo.
Sia chiaro, questa su Simeone al momento è solo una teoria, visto che non c’è nulla di certo. Nelle ultime ore però c’è stato un episodio che mi ha fatto riflettere molto: proprio Simeone è atterrato a Milano direttamente da Madrid, guarda caso mentre la delegazione di Suning è ancora a Milano, con alcune valigie, ed all’aereoporto, intercettato da un giornalista di TeleLombardia (Cristiano Ruiu, tifoso milanista), alla domanda se fosse a Milano per l’Inter il tecnico dell’Atletico Madrid ha risposto “Non si sa mai…”
Ufficiosamente Simeone è a Milano per stare con il figlio Giovanni, che gioca nel Genoa, ma molto probabilmente anche rileggendo le sue parole un incontro con l’Inter ci sarà o c’è già stato, nonostante il suo contratto con i Colchoneros scadrà nel giugno del 2018 e lui ha anche confessato di voler allenare a Madrid anche nel nuovo stadio (che dovrebbe essere pronto proprio per la prossima stagione). Adesso, io non so come abbia vissuto Pioli questa situazione, ma parlare della fine del suo incarico ancor prima di cominciarlo non deve essere per niente piacevole, quindi definirei questa mossa della della società da dilettanti, anche se l’ex Lazio è un grande professionista e lavorerà duro come ha sempre fatto, sperando di essere riconfermato anche dopo il 2018.
Forse insieme ai giocatori, anche qualche dirigente dovrebbe tornare sui banchi di scuola vista la leggerezza con cui sta gestendo questo momento. Intanto noi non possiamo far altro che sperare ed augurare il meglio a Stefano Pioli per la sua nuova avventura, sicuri che saprà far fruttare le sue abilità e quelle di ogni giocatore.
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