L’allenatore Eusebio di Francesco, attualmente senza squadra, parla della sua carriera in un’intervista dove ricorda la semifinale di Champions League raggiunta con la Roma nel 2018 dove fu eliminata dal Liverpool. Poi riporta che lo avrebbe voluto il Siviglia. Queste le sue dichiarazioni
Eusebio Di Francesco si racconta tra passato, presente e futuro. L’allenatore ex Roma ha dichiarato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport:
Dalla semifinale di Champions League allo stop, il calcio è senza memoria? Sì, ma fa parte del gioco. Comunque quando, come nel mio caso, un allenatore non fa bene per poco più di trenta partite – fra Sampdoria, Cagliari e Verona – è anche perché non ha avuto modo di dare continuità a un lavoro. Comunque non sfuggo dalle mie responsabilità. Tra l’altro, è stato detto che io ero legato al denaro, invece le dico che alla Samp – dove volevo andare via già alla 2a giornata perché non ero d’accordo con le scelte – si è parlato di esonero, mentre ho rescisso, lasciando quasi due anni. Stessa cosa ho fatto a Cagliari, perché i progetti non erano stati rispettati: ho fatto togliere una clausola rescissoria da 3 milioni. A me piace allenare con le persone giuste.
PASSATO
Diciamo che c’è un po’ di rammarico. Non ho rancore, ma solo voglia di rimettermi in gioco. In fondo ho anche portato il Sassuolo in Europa League. Tornando alla Champions coi giallorossi, la “remuntada” col Barcellona non nacque in una settimana, ma da un percorso. La mentalità europea è quella che mi piace. Io sono abituato a lavorare con quello che ho, anche se a volte si può sbagliare. Non ero d’accordo con quel mercato. Però sono stato io a lanciare Zaniolo, quando dei club non lo volevano neppure in prestito. Invece lo feci esordire col Real Madrid per fargli capire che credevo in lui. Un po’ come ho fatto con Berardi. Dopo il no di Malcolm, volevamo prenderlo, ma lui ci disse: ‘Non voglio essere una seconda scelta’. Oltre a essere un ragazzo straordinario, Domenico dimostrò di avere anche le palle. Monchi? Il secondo anno il nostro rapporto è cambiato. Si era logorato qualcosa e io mi sono fatto un po’ da parte, invece dovevo andare a sbattere con le mie idee. Dopo la semifinale di Champions con la Roma, non avrei dovuto accettare il mercato successivo. All’interno l’ho detto, ma il mio carattere mi ha portato a non dirlo pubblicamente. In questo Mourinho è un grande, ma proverò a migliorare anche in questo.
Ora che progetto può sedurmi? Uno in Italia oppure in Spagna, dove si gioca il 4-3-3 o il 4-2-3-1 che piace a me, anche nella mentalità. In passato, ad esempio, mi voleva il Siviglia.