Tra mercato e sogno Scudetto: il Milan di Pioli può aprire un ciclo?

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32 punti in 13 giornate, il primo posto in classifica a pari merito con il nuovo Napoli di Spalletti e una crescita impressionante dei giovani in rosa. Nonostante la recente sconfitta con la Fiorentina, non poteva esserci avvio di Serie A 2021/2022 migliore per il Milan di Stefano Pioli. Nell’era dei 3 punti i rossoneri non erano mai partiti così e dalle parti di Via Aldo Rossi si inizia già a sognare uno Scudetto che manca dal 2011. Ma è davvero un’impresa possibile? Proviamo a capirlo, al di là dei freddi numeri.

Il Milan riscuote sempre più consensi anche tra gli analisti di settore. Per farsi un’idea è sufficiente scorrere la lista dei bonus freebet dei siti dei principali bookmakers. Capiremo che le quote dei rossoneri si stanno abbassando di settimana in settimana. Il merito è tutto della striscia di risultati che vede il Diavolo primo in campionato e con un ruolino di marcia che parla di 10 vittorie, una sola sconfitta contro la Fiorentina, e due pareggi.

A dare forza alle ambizioni del Milan è stato proprio il risultato nel derby contro l’Inter campione in carica. Una gara in cui Ibrahimovic e soci sono passati in svantaggio con un penalty trasformato dall’ex Calhanoglu prima di trovare il pari nella ripresa con l’autorete di De Vrij.

Ma soprattutto un risultato che ha aperto ufficialmente il dibattito sulle possibilità della squadra di tornare a conquistare un titolo che manca in bacheca da un decennio. I segnali al riguardo sono decisamente positivi per il popolo rossonero. Quest’anno il Milan ha battuto negli scontri diretti Lazio, Atalanta e Roma e ha pareggiato con Juventus e Inter. Un deciso salto di qualità rispetto allo scorso anno quando sono stati persi molti punti per strada contro le big.

Dalla gara con l’Inter sono emersi altri due aspetti molto interessanti. Il primo è che questa è una squadra compatta che sa soffrire. Il Milan dello scorso anno probabilmente sarebbe crollato contro un Inter come quella vista nello scontro diretto. Il secondo è che al di là delle numerose assenze il Diavolo ha una idea ben definita di gioco e, finalmente, una panchina all’altezza del suo blasone.

Nell’ultimo periodo sono mancati a turno Ibrahimovic, Giroud. Maignan, Florenzi, Rebic, Hernandez e Castillejo. E nonostante gli assenti i ragazzi di Pioli hanno continuato a vincere. Un messaggio chiaro lanciato alle rivali.

Forse il segreto di questo Milan è proprio la presenza in panchina di mister Stefano Pioli, ormai considerato uno dei migliori tecnici italiani. Il percorso dell’ex tecnico di Lazio e Inter non è stato facile all’inizio. Ereditata la squadra da Giampaolo, Pioli ha impiegato diversi mesi per trovare la quadratura del cerchio e solo alla fine della prima stagione ha ingranato. Basti pensare che da molte parti si vociferava di un suo addio.

Ma per volontà della squadra (e forse di Paolo Maldini), Pioli è rimasto. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Lo scorso anno è arrivato un inaspettato secondo posto dopo un girone d’andata chiuso con il titolo virtuale di campione d’inverno. In questa stagione le cose stanno andando ancora meglio. Quello che più stupisce, però, al di là dei risultati è stata la capacità del tecnico di valorizzare i giocatori in rosa. Talenti grezzi come Brahim Díaz, Rafael Leão e Tonali, aspettati e stimolati da Pioli, stanno diventando calciatori di livello continentale e adesso hanno quotazioni superiori ai 30 milioni. Elementi che sembravano sempre sull’orlo dell’esplosione ma mai del tutto convincenti come Calabria e Kessié si sono consacrati definitivamente. Veterani come Ibrahimovic e Kjaer hanno ritrovato stimoli e gran rendimento e oggi sono l’ancora a cui si aggrappa la squadra nei momenti di difficoltà.

Tutto questo, altro merito di Pioli, in un impianto di gioco sempre più moderno ed “europeo” che si evolve continuamente. Il costante uso dei terzini in costruzione, le fasi di pressing intenso alternate a momenti di ripiegamento basso, il continuo scambio tra i calciatori sulla trequarti per non dare riferimenti agli avversari, la disponibilità al sacrificio di Ibrahimovic e Giroud e l’alternanza fra costruzione dal basso e verticalizzazioni. Sono queste le idee trasmesse dal tecnico che fanno del Milan forse la squadra più imprevedibile di tutta la Serie A.

Ciò che impressiona di più è che tutto è arrivato con una rosa che ha la terza età media più bassa di tutto il campionato. Nonostante i 40 anni di Ibra e i 35 di Giroud. Mercato ed esigenze di bilancio permettendo, questo Milan sembra davvero destinato ad aprire un ciclo vincente.

Forse è troppo presto per trarre conclusioni, ma le basi sembrano ben solide. Gli ambiziosi Maldini e Massara, però, non si accontentano e sono già a lavoro per rinforzare la squadra a partire dal prossimo mercato di gennaio. La questione più scottante è quella legata al nome di Kessié. Dopo le dichiarazioni d’amore della scorsa estate, l’ivoriano ha fatto marcia indietro per quanto riguarda il rinnovo di contratto. La dirigenza non è disposta a superare i 6,5 milioni netti all’anno. L’entourage del giocatore ne chiede 9. Le parti sono molto distanti e la situazione in stallo ha già attirato big come il PSG, il Barcellona e il Manchester United.

In caso di partenza già a gennaio (molto difficile), i rossoneri potrebbero anticipare l’arrivo di Adli dal Bordeaux. Oltre al centrocampo si lavorerà per rinforzare due reparti: la trequarti e l’attacco. Con il rientro di Messias, Castillejo sembra destinato a trovare ancora meno spazio. Era dato in uscita già in estate ma questa potrebbe essere la volta buona. Con i soldi incassati dalla cessione dello spagnolo si andrà a caccia di uno tra Faivre del Brest e Alvarez del River Plate. Per il primo c’è già l’accordo con il giocatore ma vanno limate le distanze economiche col club sulla valutazione del cartellino. Il secondo ha una clausola rescissoria da 20 milioni e su di lui si sono già fiondate quasi tutte le corazzate del calcio europeo. Una pista difficile seppur non impossibile.

Se non dovesse arrivare nessuno dei due fari puntati sul talento belga dell’Anderlecht Verschaeren e sui due gioielli del Bruges, De Ketelaere e Lang.

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