Napoli festa rinviata, Dia “Gela” il Maradona


Napoli festa rinviata, Dia “Gela” il Maradona di Gianfranco Piccirillo

Dopo la vittoria dell’Inter con la Lazio la squadra di Spalletti ha sprecato l’occasione di raggiungere la matematica certezza dello scudetto con ben sei giornate di anticipo, un record per i campionati di serie A, superiore addirittura a quello dei tempi del grande Torino. Il Napoli schierato al gran completo, con le sole indisponibilità nella rosa degli infortunati Mario Rui e Politano, domina nettamente il primo tempo con la solita percentuale elevatissima di possesso palla, ma la Salernitana di Paulo Sousa si difende benissimo nella chiusura degli spazi sugli attaccanti soprattutto, ma anche su Zielinsky e Lobotka, anche a costo di sacrificare le ripartenze di Candreva e Dia. La squadra del presidente Iervolino può vantare anche un portiere di livello mondiale come il messicano Ochoa, che neutralizza le due migliori occasioni del Napoli sulla testa di Osimhen e sul gran tiro da fuori di Anguissa. Ad inizio ripresa Paulo Sousa inserisce Bothein al posto di Candreva, nel tentativo di rompere il tema tattico della partita, ma il Napoli continua ad attaccare con un dominio assoluto, anche se le occasioni non sono tante. Zielinsky non si esprime al meglio e si fa pure ammonire, ma cerca il riscatto provando un’improbabile gol in rovesciata acrobatica, fino ad uscire dal campo assieme a Lozano, per gli inserimenti più che mai opportuni di Raspadori ed Elmas.

Il gol che, sarebbe potuto passare alla storia, lo realizza finalmente il nazionale uruguaiano Olivera di testa, su uno dei tanti calci d’angolo, dopo averlo fallito più volte in Champions contro il Milan. Solo a questo punto la Salernitana comincia ad attaccare, cambiando volto ad una partita monotona, che non riesce neppure ad avere immediate conseguenze sulla bacheca del Napoli, che comunque prima o poi si ritroverà il primo scudetto dell’era Delaurentiis dopo quelli di Maradona. Sousa trova la soluzione al derby, inserendo tre calciatori contemporaneamente, tra i quali il nazionale polacco Piotek e solo a questo punto Meret deve impegnarsi in qualche intervento, dopo essere stato occupato in precedenza solo da una deviazione nella sua porta del capocannoniere Osimhen. Non è certamente la migliore partita del Napoli, questo derby campano con la Salernitana, che però di solito portava bene ai partenopei e non si riesce a sancire con la matematica un traguardo, che comunque definire meritato è poco per quello che i ragazzi allenati da Spalletti hanno prodotto in tutta la stagione. Mentre nel passato degli altri due scudetti erano superiori i meriti di Maradona e di qualche altro calciatore, in questo sono da elogiare tutti con note particolari proprio per il tecnico e il dirigente che ha costruito la squadra, Cristiano Giuntoli perché quasi nessuno o forse in pochissimi avevano individuato il Napoli ad inizio stagione come squadra protagonista del campionato. Subito dopo l’entrata in campo di Jesus, proprio al posto del marcatore del derby Olivera, il cannoniere della Salernitana e nazionale senegalese Dia, si toglie la soddisfazione di sbaragliare il collega continentale Osimhen e poi di fare partire un tiro al fulmicotone, che supera l’incolpevole Meret, costretto a recuperare la palla alle spalle della sua porta, allontanando i festeggiamenti dello scudetto di qualche giorno.

Il Napoli prova ad attaccare fino alla fine del recupero, inserendo altri due calciatori offensivi come Ndombele e Simeone al posto di Anguissa e Lobotka, e già in precedenza Kvaratskhelia impegna di nuovo severamente il forte portiere Ochoa, grande protagonista del girone di ritorno della squadra granata perché i nove risultati utili consecutivi sicuramente portano il suo marchio di fabbrica. Nel recupero ci sono altre parate del pipelet messicano su Simeone e Rrahmani e l’espulsione per proteste dell’allenatore Paulo Sousa, ma il risultato non si sblocca, facendo rinviare i festeggiamenti, che un intero popolo avrebbe invece voluto fare esplodere già alla vigilia della festa dei lavoratori.

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