Premier League: una nuova avventura


La stagione 2016/17 del calcio inglese è alle porte, le squadre di Premier League stanno affrontando i match estivi di preseason e lo spettacolo a cui assisteremo si preannuncia di alto livello.

Normale sia così dati gli investimenti fatti dai club che partecipano al campionato più ricco e affascinante del panorama europeo a cui si è aggiunta una notevole dose d’imprevedibilità grazie all’impresa del Leicester di Ranieri che ha portato a casa il titolo lo scorso anno.

Una manna da cielo quel che hanno regalato le Foxes per gli appassionati del British Football di lunga data come il sottoscritto, il quale ha iniziato negli anni ’80 a seguire le imprese di Arsenal, Man United e Liverpool ma che ha finito per essere scelto dall’Everton come suo seguace, tra soddisfazioni (poche) sul campo e tanta passione per uscire da situazioni difficili, sia in campo che a livello societario ma che, da buon tifoso, non ha mai avuto da lamentarsi più di tanto tenendo presente il non poter vincere sempre e del valore altissimo che ha bersi una pinta in compagnia di altri sostenitori in un pub.

L’era dei social networks mi ha permesso di conoscere, oltre che altri Toffeemen italiani, anche le altre realtà dei sostenitori a seguito di un club inglese, costruendo rapporti personali e anche amicizie talvolta; un vero e proprio mondo a sé che cresce col passare dei mesi e che ha un fascino irresistibile perché ancora legato a tradizioni e usanze particolari che lo rendono unico agli occhi dell’appassionato. In più, l’Inghilterra è ancora un paese attento alle esigenze dello spettatore nonostante il caro biglietti sia un problema affrontato di petto dai tifosi con proteste significative che non impediscono, tuttavia, di avere stadi pieni anche nei match non di cartello.

Su queste prerogative, la Premier League ripartirà regalandosi l’eterna sfida tra Pep Guardiola e Josè Mourinho, atterrati in quel di Manchester rispettivamente al City e allo United nel tentativo eleggere la città degli Oasis il titolo di “capitale” del calcio mondiale. Due allenatori, due uomini agli antipodi per carattere, modo di fare e filosofie calcistiche ma due vincenti, senza se e senza ma. Se ai tempi della Liga erano fuoco e fiamme con i km di distanza che separano Barcellona da Madrid, essere nella stessa città separati da qualche quartiere rende l’atmosfera più che elettrica, coi tabloid già pronti a leccarsi i baffi in sala stampa.

Londra, invece, attende sorniona con un profilo basso ma consapevole che le possibilità dei suoi club di portare a casa la posta in palio sono altissime. Il Tottenham ha grandi aspettative dopo un 2016 importante in cui è andato molto vicino a tornare sulla vetta del calcio inglese dopo tantissimi anni ma a cui è mancato lo zampino finale. Pochettino è un ottimo tecnico e ha valorizzato una rosa con un’età media molto giovane che potrà contare sui gol di Kane e sulla sostanza di una mediana di tutto rispetto.
L’Arsenal, invece, è l’eterna incompiuta da un decennio a questa parte. Ha tutto per poter competere (squadra, denaro, ambiente) ma non riesce mai a colmare il gap con le avversarie. Il principale responsabile, secondo gli addetti ai lavori, è Arsene Wenger che non è stato in grado di valorizzare, usando un paragone automobilistico, le potenzialità di una vera e propria fuoriserie. Lui, giunto al 20° anno di fila nel North London, fa spallucce e prosegue imperterrito sulla sua strada. Quanto sarà ancora lunga lo dovrà decidere la sua proprietà.
Il Chelsea è stato reduce da un’annata, nel complesso, negativa con tanti problemi di spogliatoio. Per tornare al successo ha scelto Antonio Conte, uomo di personalità che fa della concretezza il suo credo, in campo e fuori. Sono curioso di vedere come se la caverà il salentino in questo ambiente così “chic”, lui che di moda segue solo l’abbigliamento con cui va in campo trasformandosi poi nel più appassionato degli allenatori di prima categoria sbraitando, esultando e difendendo i suoi ragazzi con la naturale passione di un uomo qualunque.

Del Liverpool potrei scrivere tante cose e, in base alle premesse che ho citato sopra, tante criticità. Il fatto è che i Reds se la cercano quest’aurea di grandezza che il loro glorioso passato gli renderebbe per natura ma che, nel calcio, conta poco se non viene condita con i successi sul campo. Stavolta, però, penso che le premesse per riportare il titolo ad Anfield ci sono tutte. E’ stata scelta una guida di spessore come Jurgen Klopp che ha una filosofia di gioco interessante ma, soprattutto, sa cosa vuole dai suoi giocatori. La rosa è molto lunga e piena di qualità con giocatori come Coutinho e Origi che possono trovare la consacrazione ad alti livelli. Tutto dipenderà, volenti o nolenti, dal mantenere la stessa continuità di risultati sino a maggio, un problema che non è mai stato risolto e che ha sempre penalizzato le ambizioni del club e dei suoi tifosi.

Gli altri club, invece, partono tutti un gadino dietro ma, sicuramente, salterà fuori un outsider che proverà a far saltare il banco. Chi sia non è lecito saperlo ed è proprio questo il bello. Il Leicester ha insegnato che la comunione d’intenti unità ad un ambiente sano può regalare soddisfazioni inimmaginabili. E’ su questa falsariga che West Ham, Everton, Southampton e Stoke City proveranno ad imitare quanto fatto dal club del Leicestershire o, quantomeno, a stuzzicare gli animi dei propri sostenitori.
Chi sarà impegnato a salvarsi, invece, regalerà momenti gagliardi fatti di cuore e grinta in puro stile britannico, quello del non voler mai mollare anche se si è sotto di due reti a 10 minuti dal termine. State certi che Bournemouth, Swansea e le neopromosse non si faranno tanti problemi a sgambettare chi si azzarderà a sfidarli con aria di superiorità, errore imperdonabile che tanti hanno il brutto vizio di commettere per poi pentirsi amaramente.

E poi ci sono loro, i calciatori, i veri protagonisti dello spettacolo. Ai vari Aguero, Ozil, Rooney e compagnia si sono aggiunti Ibrahimovic e Mkhitaryan (Man Utd), Gundogan e Nolito (Man City), Xhaka (Arsenal) e Batshuayi (Chelsea); il tutto grazie ad una pioggia di milioni di sterline che sono in dotazione alle squadre inglesi dato l’ottimo lavoro di marketing che la Permier League intesa come lega calcistica ha raccolto in questi anni (sponsor, contratti televisivi etc.).

Le premesse per una stagione di ottimo livello ci sono tutte. Non si deve far altro che pazientare ancora qualche giorno. Poi, sarà ancora UP THE PINTS

Davide Ghilardi

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