Dopo aver portato sullo schermo un Toni Servillo diverso dal solito nella commedia “Lasciati andare” Francesco Amato firma la regia di un film molto diverso, di buona intensità e suggestione.
18 regali – Trama
Quando Elisa (Vittoria Puccini) scopre che la bambina che aspetta è sana ma lei ha un tumore comincia a pensare a come lasciarle qualcosa di sé. Impacchetta quindi 18 regali per sua figlia Anna (Benedetta Porcaroli), che il papà (Edoardo Leo) le consegnerà in occasione di ogni compleanno fino a quando non diventerà maggiorenne. Quel giorno finalmente arriva e la ribelle Anna, per niente entusiasta dell’iniziativa della madre defunta, scappa via fino ad essere investita proprio da Elisa incinta di lei. Grazie a questo evento ha luogo l’incontro impossibile e le due guadagnano un tempo insieme altrimenti perduto.
Recensione
La trama di “18 regali” affonda le sue radici nella storia vera di Elisa Girotto, il cui marito, Alessio Vincenzotto, ha messo mano alla sceneggiatura firmata anche da Massimo Gaudioso e Davide Lantieri. Nel 2001 la donna si ammalò di cancro a quarant’anni e morì a breve distanza dal parto. Certamente non ci troviamo davanti alla prima operazione cinematografica di questo genere ma “18 regali” si ritaglia il suo perché nel riuscire a scatenare forti emozioni e nel fuggire la retorica più melensa. Solo a fine film tutto apparirà chiaro, in una narrazione che mette in piedi un universo parallelo dal quale si esce con Anna in ospedale dopo l’incidente. Nel frattempo la ragazza si è ritrovata a vivere in maniera diversa lo stesso rapporto conflittuale che ha luogo tra madre e figlia adolescente. E ha al tempo stesso potuto raccogliere tutto il buono che una mamma come Elisa poteva lasciarle.
Il lungometraggio funziona principalmente grazie al fatto che gli attori sono perfettamente calati nel proprio ruolo: questo vale in special modo Vittoria Puccini, per Benedetta Porcaroli e per Edoardo Leo. Quest’ultimo, che negli ultimi mesi abbiamo visto comparire in molti film, ha ormai ampiamente dimostrato di poter interpretare qualsiasi personaggio. In questa occasione veste i panni di un padre stralunato, che vive perlopiù con la testa fra le nuvole e che fino a quando viene a sapere della malattia di Elisa sembra preoccuparsi soltanto della squadra di calcio che allena. La concretezza della compagna viene contrapposta quindi alla sua svagatezza. Anche i ruoli di contorno come quello del nonno di Anna, impersonato da Marco Messeri, risultano ben disegnati e calibrati nell’interpretazione.
La regia di Amato si appoggia notevolmente alle musiche di Andrea Farri per creare il mood portante e sul finale cambia completamente registro visivo. Di forte impatto, ad esempio, risulta l’associazione del tuffo di Anna con l’immagine della stessa ancora feto immersa nel grembo di sua madre. In sintesi il film racconta efficacemente, pur attraverso le pieghe del soprannaturale, un rapporto tra madre e figlia sospeso nel dramma dell’assenza. Fino ad un epilogo riassunto efficacemente da un passo della lettera di Elisa: “Ti chiederai: perché proprio a me? Non c’è un perché, c’è solo la vita e non vale la pena viverla da arrabbiata o da triste”.