Birds of prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn, trama e recensione

Birds of prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn – Tra un combattimento e l’altro, doppio viaggio in una Gotham City coloratissima e ultra-pop e nella mente di un personaggio che è ormai un’icona nell’immaginario collettivo.

Ci aspettava tanto da “Birds of prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn”, film diretto da Cathy Yan (“Dead pigs”). Probabilmente più di quanto l’opera riesce a regalare allo spettatore in pieno hype per il personaggio più amato dell’acclamato “Suicide Squad”. Comparso nel lontano 1992 nella serie animata di Batman, è qui introdotto con la sua storia proprio attraverso un cartone animato firmato da Bruce Timm.

Birds of prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn

Birds of prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn, trama

Tutto comincia quando Joker, del tutto assente in questo lungometraggio, interrompe la sua relazione con Harley Quinn e quest’ultima si trova sprovvista della sua protezione. A Gotham City ora non può più permettersi tutto ciò che faceva prima e come se non bastasse si trova esposta alle vendette di tanti suoi nemici che aspettavano questo momento da diverso tempo. Più di tutti è Black Mask (Ewan McGregor) a dare la caccia alla Quinn, insieme al sicario Victor Zsasz (Chris Messina). Quando una ragazzina di nome Cassandra Cain (Ella Jay Basco) fa sparire un diamante preziosissimo l’antieroina protagonista aiuterà il cattivo a ritrovarlo, prima ostacolata e poi appoggiata da una poliziotta (Rosie Perez), una cantante (Jurnee Smollett-Bell) e una spietata assassina (Mary Elizabeth Winstead).

Recensione

Il titolo originale del film, “Birds of prey and the Fantabulous Emancipation of One Harley Quinn”, richiama più efficacemente una storia di emancipazione femminile che vede protagoniste quattro donne con un vissuto difficile alle spalle che finiscono per solidarizzare e aiutarsi l’un l’altra. La trama che corre avanti e indietro nel tempo è guidata dalla voce narrante di Harley Quinn, sempre irriverente ed eccentrica. Ma la parte migliore del film è rappresentata certamente dalle scene di azione e dai combattimenti anche abbastanza crudi, edulcorati da una vena ironica spesso presente. Se visivamente la Yan trova qualche soluzione interessante i dialoghi risultano invece talvolta didascalici (anche a causa dei salti temporali sopra citati) e impalpabili. Manca tra l’altro il giusto guizzo nella sceneggiatura firmata da Christina Hodson accanto ai colori sgargianti di un blockbuster che attorno ad un personaggio così riuscito doveva costruire qualcosa di ben più concreto e originale.

Il film con i suoi eventi e le sue atmosfere ci immerge certamente con una certa efficacia nella mente squilibrata di Harley Quinn. Svanito questo effetto dato dalla prima parte rimane ben poco a stupire e a catturare l’attenzione sotto la superficie del puro intrattenimento. È bene chiarire a scanso di equivoci che non si tratta di un nuovo “Suicide Squad”, bensì più di un “Deadpool” al femminile meno pungente e meno spregiudicato nel linguaggio. La bravura di Margot Robbie regge ad ogni modo l’opera fino alla fine con il suo personaggio che è ormai un’autentica icona, insieme all’apprezzabile fotografia di Matthew Libatique che ci regala una Gotham City colorata e molto pop.

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