Un’intensa settimana quella che si è appena conclusa per tutta la troupe di Malamore.
Completate le prime scene, con l’utilizzo di diverse location, sarà il momento dei “non luoghi”, l’escamotage filmico, ideato dal regista Brancaccio nel quale “immergere” i tratti narrativi più densi: monologhi/confessioni/ricordi da affidare al ritmo sincopato della vita vera, quello che la paura, la memoria, l’ansia – concrete testimonianze di esistenze tormentate – modellano.
Una prova attoriale non facile, ad esaltare le sicure doti di cui hanno già dato prova i nostri protagonisti. Eccezionalmente misurato e minimale nella sua asciutta recitazione, Fabio De Caro, il “malammore” di “Gomorra- la serie”. Da Malammore a Malamore, – sarebbe il caso di dire – con l’arroganza della doppia emme, perde enfasi e maniera ma mostra un’ eccitata versatilità che lo conferma attore di grandi prospettiva, tra i più interessanti nel panorama del cinema italiano.
Di uno straordinario rigore formale piegato ad una rara sensibilità, l’interpretazione di Laura Amalfi. I suoi enormi occhi neri, teneri e terribili, si fanno le sentinelle dell’anima del mondo. Malamore è un docufilm che racconterà, in maniera diversa dal tradizionale, il terribile incubo dello stalking.
Di taglio cinematografico, darà vita ad un racconto commovente, a tratti crudo, che lascerà lo spettatore scosso, ma allo stesso tempo arricchito da una nuova consapevolezza: lo stalking esiste, è sempre esistito, ma spesso non viene riconosciuto. Dice Brancaccio:
Lo stalker ama. Poi, succede qualcosa. Un rifiuto, un allontanamento, e la follia prende il sopravvento
Con l’aiuto dei maggiori professionisti del settore, come il noto psichiatra e sociologo Paolo Crepet o la psicologa e criminologa Roberta Bruzzone, e con lo psichiatra Raffaele Sperandeo si cercherà di indagare nel profilo del carnefice e anche delle vittime delle quali si ascolteranno dalle loro voci le storie vere di paura, terrore e incubo. Storie commoventi, spesso vicine ad un epilogo drammatico.
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