“È stata la mano di Dio”, trama e recensione


“È stata la mano di Dio” – La famiglia Schisa, di estrazione borghese, come tante altre alterna momenti di felicità e di conflitti nella Napoli degli anni ’80. Saverio (Toni Servillo) e Maria (Teresa Saponangelo) sono i genitori di un introverso Fabio (Filippo Scotti), che frequenta il liceo classico e sogna timidamente di fare il regista cinematografico così come il fratello Marchino (Marlon Joubert) di fare l’attore. Sua sorella non esce mai dal bagno, la prorompente zia Patrizia (Luisa Ranieri) è il suo sogno erotico che però passa in secondo piano rispetto al culto di Maradona. La spensieratezza è però destinata ad essere spazzata via da una tragedia che costringerà Fabio a diventare repentinamente un uomo.

“È stata la mano di Dio”, recensione

Una parte della sua storia reinventata, spettacolarizzata, perché così si fa il cinema. Questa volta Sorrentino aderisce maggiormente alla verità, puntando molto sulla grande bellezza di Napoli e omaggiando tre figure per lui fondamentali come Diego Armando Maradona e i registi Federico Fellini e Antonio Capuano. Una famiglia composta in maniera divertente da personaggi sopra le righe fa volare via la prima metà del lungometraggio, poi Fabio deve attraversare un dolore immane che per un po’ gli nasconde il futuro. A questo punto “È stata la mano di Dio” si ferma e riparte, prendendosi un attimo per tornare a carburare e ad emozionare.

Servillo lascia in questa occasione al talentuoso Filippo Scotti il ruolo del protagonista ma imprime con forza il suo marchio, in un film tutto sommato corale dove spiccano anche le figure femminili fondamentali di Luisa Ranieri, Teresa Saponangelo e Betti Pedrazzi. E dove un solido contributo viene dato anche dai deliziosi comprimari: Renato Carpentieri, Massimiliano Gallo, Cristiana Dell’Anna, Enzo Decaro, Dora Romano e Ciro Capano.

Questa volta l’ingrediente vincente di Sorrentino è la misura (pur con qualche scelta audace), che gli consente di bilanciare tutti gli elementi eterogenei che piazza nel suo lavoro e di dribblare la retorica che pure in questo caso lo attendeva dietro l’angolo. Ne viene fuori invece ancora una volta un’opera rigorosa personale ma universale, che non a caso concorrerà ai Golden Globe e agli Oscar. Un film bello da vedere, fatto di facce, di fugaci personaggi felliniani, di mezzi sguardi in macchina, prima leggero e comico, colorato e luminoso, poi più cupo, sofferente e nostalgico. Insomma tutto quello che è e deve essere il cinema, contrapposto ad una realtà scadente. “Ti pare poco?”.

Dopo l’uscita nelle sale dello scorso 24 novembre “È stata la mano di Dio” è disponibile in streaming su Netflix a partire dal 15 dicembre 2021.

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