La coppia cinese formata da Evelyn (Michelle Yeoh) e Waymond (Jonathan Ke Quan) gestisce in America una lavanderia con qualche difficoltà burocratica da affrontare all’agenzia delle entrate.Come se non bastasse lui chiede il divorzio e irrompe anche il padre di lei Gong Gong (James Hong), mentre la loro figlia Joy (Stephanie Hsu) vorrebbe fargli accettare la sua omosessualità presentandogli la sua ragazza Becky (Tallie Medel).
Intanto il Waymond di un’altra dimensione mostra a Evelyn come esista il multiverso, minacciato da Jobu Tupaki, convinto che soltanto la donna possa porre rimedio a tutto ciò.
Everything Everywhere All at Once, recensione
Undici nomination ai prossimi Oscar, due in più di “All Quiet on the Western Front” (che abbiamo recensito qui) e “Gli spiriti dell’isola”, per quello che è il titolo più acclamato dell’anno.Un film ambizioso ma che in quanto indipendente aveva limiti ben chiari di budget e dimostra così quanto si possa arrivare comunque in alto con la creatività.
Alla regia Daniel Kwan e Daniel Scheinert, anche detti i “Daniels”, allo stesso tempo sceneggiatori con un passato alla prese con i video musicali e il particolarissimo primo lungometraggio “Swiss Army Man – Un amico multiuso” (disponibile tra l’altro gratuitamente su Rakuten TV).Dietro l’operazione c’è la mano produttiva dei fratelli Russo, fautori della trionfale saga degli Avengers.
Risalta l’ironia basata sugli equivoci e su situazioni surreali, con uno stile tra Matrix e Tarantino anche se poi si finisce per citare “Ratatouille”.Michelle Yeoh interpreta il ruolo che inizialmente era stato pensato per Jackie Chan e rappresenta uno dei punti di forza del film insieme a Jaime Lee Curtis, ruvida e con la pancia posticcia in bella vista.
Tanti combattimenti a suon di arti marziali, eccessi inverosimili, ritmo forsennato nei rimbalzi continui da uno dei tanti universi all’altro. “Everything Everywhere All at Once” è follemente divertente e surreale, con un bagel minaccia l’esistenza, volpini usati come armi contundenti e dita che diventano wurstel da hot dog.Parte dalla classica routine dell’uomo medio per finire ben oltre sopra le righe e riatterrare poi alla quotidianità, dove la verità è che nulla ha importanza se non trovare sempre quel qualcosa da amare che pure c’è.
Diversamente siamo tutti inutili, piccoli e stupidi.E non bisogna mai arrendersi perché sono proprio i fallimenti che portano ai successi e gli obiettivi da realizzare l’antidoto all’indolenza.
Cinema puro che è un piacere per gli occhi e per la mente anche se forse troppo prolisso, con i 140 minuti che pure si fanno sentire nonostante le buone idee e le meraviglie visive e di intreccio.Dopo essere uscito in Italia in una prima finestra lo scorso 6 ottobre, “Everything Everywhere All at Once” tornerà nei nostri cinema a partire dal 2 febbraio 2023.