“Il colibrì”, trama e recensione


“Il colibrì” – Il medico Marco Carrera (Pierfrancesco Favino) da piccolo veniva chiamato “colibrì”, unico uccello capace di volare all’indietro ma anche di restare fermo in aria sbattendo le ali settanta volte al secondo. Il suo agitarsi tanto lo porta però a restare immobile, tra una coincidenza e l’altra, tra una ferita e una passione. Costruisce la sua vita con Marina (Kasia Smutniak) e con lei ha una figlia di nome Adele, ma il suo amore proibito resterà sempre Luisa Lattes, conosciuta giovanissima al mare. Un’esistenza in apparenza lineare come tante altre eppure turbata dai tradimenti di Marina, dal ricordo di una sorella scomparsa in giovane età e dai rimpianti di ciò che poteva essere e non è stato.

“Il colibrì”, recensione

A tre anni da “Vivere” Francesca Archibugi dirige questo film tratto da un romanzo omonimo di Sandro Veronesi del 2019, insignito un anno dopo del Premio Strega. La sceneggiatura è firmata oltre che dalla regista anche da Francesco Piccolo e da Laura Paolucci e incornicia un affresco borghese che ci riporta ad un mondo fondamentalmente falso e asettico. La cronologia scomposta del lungometraggio toglie profondità ai caratteri e certezze allo spettatore eppure il tutto resta in piedi grazie ad un cast di prim’ordine e ad una Archibugi che affina sempre di più il racconto di questa tipologia di universo.

Favino questa volta si prodiga in un protagonista indolente, che aspetta e non agisce per non ferire chi gli è accanto. Lo fa con l’intensità misurata alla quale ci ha abituati, un equilibrio che purtroppo non tutto il cast riesce in questa occasione a trovare. Nanni Moretti appare nei panni dello psicoanalista di Marina e sembra quasi un corpo estraneo al resto dell’opera, che con lui in scena cambia quasi completamente registro.

Il film ricostruisce un mood abbastanza diverso da quello del romanzo, più ordinato e meno autentico. L’ambizione viene ridimensionata innanzitutto dal restare in superficie nel tratteggio dei personaggi eppure questa trasposizione filmica si lascia seguire per poi svelare meno di quel che promette. Accadono tante cose soprattutto drammatiche a persone che però ci sembra di non riuscire mai a conoscere adeguatamente, con le quali di conseguenza scatta difficilmente una certa empatia. Ecco perché la fin troppo semplice analogia col colibrì che pur sbattendo le ali resta immobile ci appare nostro malgrado adeguata.

Dopo l’anteprima al Festival di Toronto e alla Festa del Cinema di Roma “Il colibrì” è sbarcato nelle nostre sale a partire dal 14 ottobre 2022.

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