“Il divin codino”, trama e recensione


“il divin codino” – Roberto Baggio (Andrea Arcangeli) a diciassette anni gioca già da cinque nel Lanerossi Vicenza. Vive a Caldogno con i suoi e aspetta senza ansia alcuna il grande salto. Che arriverà ben presto per uno con il suo talento, tra trionfi raggiunti e mancati e alcuni gravi infortuni. Il primo fattore piazzato sotto la lente di ingrandimento è il rapporto del divin codino col padre Florindo (Andrea Pennacchi). Poi ci sono il primo incrocio con Arrigo Sacchi nel 1985 prima di un Rimini-Vicenza e il primo brutto infortunio al ginocchio per il quale Baggio finisce sotto i ferri e dice a sua madre: “se mi vuoi bene ammazzami”. La vera svolta che gli da la forza di non mollare è l’incontro col buddismo.

“Il divin codino” – Recensione

La carriera di Roberto Baggio viene ripercorsa velocemente; rallenta in corrispondenza dei mondiali Usa 1994 per poi volare, dopo il rigore calciato alto in quel di Pasadena, direttamente all’esperienza di Brescia saltando Juventus (inclusa la bufera scatenata dal trasferimento dalla Fiorentina), Milan e Inter. Fino alla mazzata finale della mancata convocazione di Giovanni Trapattoni per i mondiali del 2002, nonostante il recupero record di soli 77 giorni dopo una nuova ricostruzione del legamento crociato.

La regia di Letizia Lamartire è brillantemente dinamica, ci porta sempre nel cuore dell’azione in campo e fuori, piazzando la macchina da presa sempre un po’ più in basso di come di solito viene fatto. Andrea Arcangeli (visto recentemente in “Domani è un altro giorno” che abbiamo recensito qui) incarna con una certa efficacia una figura complessa, spesso non decifrabile. Che però la sceneggiatura di Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo fotografa in maniera non particolarmente definita, con qualche approssimazione di troppo. Attenta e variegata la selezione dei brani della colonna sonora, che si sforza tra alti e bassi di farci rivivere meglio le epoche illustrate dalle immagini.

L’interesse principe è quello di narrare l’uomo e il suo vissuto, più che celebrarne le prodezze calcistiche. Assistiamo così ad una storia di fede che ci insegna come talvolta sia più importante il percorso dell’obiettivo o del risultato da raggiungere. Tutto questo Roberto Baggio lo ha capito a fine carriera ma di un obiettivo aveva bisogno ed era stato bravo papà Florindo a costruirglielo al posto di dargli l’approvazione che si aspettava: solo alla fine gli dirà di essere stato bravo, nonostante il frantumarsi del sogno di bambino di vincere un mondiale contro il Brasile. Oltre la delusione per ciò che poteva essere e non è stato resta l’abbraccio affettuoso della gente che, come canta Diodato sui titoli di coda, conferma che anche quel rigore sbagliato “ha insegnato un po’ la vita”.

“Il divin codino” è disponibile in streaming su Netflix a partire dal 26 maggio 2021.

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