La belva – Reduce da numerose missioni in paesi come Iraq e Afghanistan, il veterano Leonida Riva (Fabrizio Gifuni) deve fare conti con un passato che lo ha visto vittima di torture e spettatore della morte di alcuni suoi colleghi. Imbottito di psicofarmaci, resta ai margini della sua famiglia composta dalla moglie Angela (Monica Piseddu), da suo figlio Mattia (Emanuele Linfatti) e da sua figlia Teresa (Giada Gagliardi) di soli sei anni. La quale viene improvvisamente rapita e costringe Leonida, considerato un “figlio di nessuno”, una “belva”, ad agire in solitaria e a farsi giustizia mettendo in campo il suo background nell’esercito.
“La belva”, recensione
Il personaggio protagonista de “La belva” è un Liam Neeson nostrano, che riesce a mettere al tappeto chiunque gli si pari davanti quando si tratta di proteggere la sua famiglia. Ha il volto intenso di Fabrizio Gifuni, che si prodiga in un’interpretazione rimarchevole con la sua voce cavernosa e quasi di gola, assecondando il ritmo compassato di un film con una certa vocazione internazionale. A parte prodigarsi in stunt ben realizzati, riesce a rendere efficacemente le sfumature di un reietto al quale la vita ha inflitto diversi cazzotti e che si porta dentro le sue cicatrici, ben visibili anche dal di fuori. Molto meno caratterizzati i ruoli di contorno, come quelli della moglie e del figlio della “belva”. Merita una citazione la prova di Lino Musella, che riesce a rendere credibile e autentico un personaggio che sulla carta poteva risultare di un po’ troppo di maniera.
Buona resa visiva e scene d’azione
Il regista Ludovico Di Martino, qui anche cosceneggiatore, gioca col montaggio e con la colonna sonora arrivando ad accompagnare con Mozart la scena di un’uccisione. Il tutto per offrire intrattenimento senza particolari colpi di scena. Prodotto dalla Warner Bros insieme alla Groenlandia dei registi Matteo Rovere (“Il primo re”) e Sydney Sibilia (trilogia di “Smetto quando voglio”), il lungometraggio convince per la buona resa visiva e per le scene d’azione, abbastanza cruente e immerse in una Roma non immediatamente riconoscibile. Chiara la tensione verso l’americanata: il poco che resta di matrice italiana, purtroppo, è allo stesso tempo anche l’anello debole dell’operazione. Resta ben inteso il lodevole intento di fare un cinema nostrano di qualità, moderno e in linea con i generi che più sbigliettano anche nel resto del mondo. Ma è davvero questa la tipologia di film che possiamo/sappiamo fare meglio?
Dopo una tre giorni evento nelle sale cinematografiche dal 26 al 28 ottobre, “La belva” è disponibile in streaming su Netflix dal 27 novembre 2020.