Last Christmas: trama e recensione


Un’Emilia Clarke in grande spolvero in un film di Natale marcatamente britannico che sa divertire e sorprendere con un finale non telefonato.

Chi entrando al cinema si aspetta di assistere con Last Christmas ad un’opera sulla musica e le canzoni di George Michael rimarrà con tutta probabilità deluso. Gli unici riferimenti al cantante sono l’accenno alla passione per lui della protagonista, i tappeti musicali che fanno da contrappunto alla narrazione e la performance finale della canzone che dà il titolo al lungometraggio. In mezzo i fan più accaniti ritroveranno con piacere anche un brano inedito, “This Is How (We Want You To Get High)” , scritto da Michael nel 2016 prima della sua morte.

Last Christmas

Last Christmas: Trama

La famiglia di Katarina (Emilia Clarke), che preferisce farsi chiamare Kate,  è emigrata da circa vent’anni a Londra scappando dalla guerra in ex Jugoslavia. La protagonista ha un rapporto conflittuale con sua madre Petra (Emma Thompson) e con la sua sorella omosessuale. Molto meno con il padre, ex avvocato e ora tassista per stare il più possibile lontano da casa. Pasticciona, sempre con la valigia in mano alla ricerca di ospitalità presso amici che all’ennesimo disastro la sloggiano, Kate è un’aspirante cantante di musical ma lavora come elfo in un negozietto di articoli natalizi strampalati. La sua vita sterza vigorosamente quando incrocia sulla sua strada Tom (Henry Golding), un ragazzone asiatico con lo sguardo sempre rivolto verso l’alto pronto a meravigliarsi, che fantastica sulla vita di sconosciuti passanti e non utilizza lo smartphone. Si rimetterà così in gioco nella sua essenza più profonda dopo un periodo difficile contraddistinto dalla malattia e arriverà a fare volontariato per i senzatetto (proprio come accadde anche a George Michael).

Last Christmas: Recensione

Nel lontano 2009 l’idea di un film ispirato dal brano “Last Christmas” dei Wham! venne al produttore David Livingstone, col placet dello stesso George Michael che però impose Emma Thompson come sceneggiatrice. Del lungometraggio che stiamo recensendo la Thompson è stata anche produttrice e attrice, impersonando una madre emigrata terrorizzata dalla Brexit e nostalgica dei canti socialisti. Un ruolo decisamente riuscito, al di fuori di ogni stereotipo, che diverte ed emoziona nel profondo.

In “Last Christmas” il regista Paul Feig prova a mettere insieme, con esiti in buona parte positivi, tanta carne al fuoco molto diversa: commedia, dramma, racconto morale, medical, famiglia disfunzionale, favola, amore e tributo musicale. Il finale spiazzante in crescendo riscatta un inizio in sordina e bozzettistico, anche se rientra nei classici happy end riconciliatori del filone natalizio. La Clarke mette in mostra anche le sue doti di cantante attraverso un personaggio goffo che offre comicità slapstick e che non può non riportare alla mente Bridget Jones. Il suo costume verde da elfo che vaga per Londra è irresistibile, così come la sua mimica e la sua interpretazione sentita. La sua Katarina insegna come prima di amare sia necessario amarsi. Spicca anche l’ottima Michelle Yeoh, che interpreta la titolare del negozio dove lavora la protagonista con brillante sarcasmo.

 

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