<strong>“Matrix Resurrections” – Thomas Anderson (Keanu Reeves) vive una vita tranquilla dopo lo sviluppo e il successo della trilogia di videogiochi “Matrix”, da lui creata. Ad un certo punto però il passato che non sembra ricordare torna soprattutto nelle sedute col suo psicanalista (Neil Patrick Harris). E anche nei suoi incontri al bar con Tiffany (Carrie-Anne Moss), sposata e con tre figli e incredibilmente somigliante a Trinity, eroina dei suoi titoli videoludici. Tutto appare più chiaro quando Anderson incontra un Morpheus sotto nuove spoglie (Yahya Abdul-Mateen II).
“Matrix Resurrections”, recensione
Sequel illustre diretto dalla sola Lana Wachowski, “Matrix Resurrections” parla e riflette della sua stessa saga, si sorride addosso e punta tanto sull’effetto amarcord dispensando a iosa immagini dei precedenti capitoli. Ma a parte la trovata di Neo che per la Warner Bros rende videogiochi i suoi epici trascorsi il film non riesce ad offrire nient’altro di sostanzioso per lasciare il segno al pari dei suoi predecessori. Nemmeno gli effetti speciali riescono a nascondare la scontatezza delle scene d’azione. Ecco quindi che è la prima parte a funzionare meglio, quella più metanarrativa e metacinematografica, con il protagonista che tiene delle sedute di psicanalisi con quello che si rivelerà un antagonista davvero troppo anonimo (Neil Patrck Harris, il Barney di “How I Met Your Mother).
Ritornano attraverso nuovi interpreti e caratteri altrettanto anonimi Morpheus e l’agente Smith (il toscano Maurizio Merluzzo), risucchiati da un vortice continuo di fatti spiegati piuttosto che mostrati nel loro svolgersi. Ritroviamo prevedibilmente anche il concetto chiave della realtà contrapposta all’illusione di realtà nascosta in Matrix. L’attrazione maggiore resta quindi il rivedere insieme Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss nei panni di Neo e Trinity (anche Tiffany in questo caso), con un legame che però non ci regala particolari nuovi sviluppi. Soprattutto sulle vicissitudini e sui sentimenti della seconda non viene detto tanto eppure è il loro rapporto muovere i fili di tutta l’opera, un amore immortale sul quale lo stesso Neo mette la mano sul fuoco. La sceneggiatura scava ancora di meno nei nuovi personaggi e questo alimenta la sensazione di confusione e superficialità dell’operazione.
Un lungometraggio che non rende insomma giustizia ad un franchise che ha fatto storia e ad un primo capitolo probabilmente irraggiungibile. Tutto questo nonostante le apprezzabili riflessioni di Lana Wachowski sul mondo del cinema mainstream, infilate anche nella scena posta a fine titoli di coda. Peccato che, sprazzi di satira e nostalgia a parte, scarseggino le idee.
“Matrix Resurrections” è sbarcato nelle sale italiane il 1° gennaio 2022.