Si vive una volta sola, trama e recensione


Verdone inserisce all’interno del suo cinema abituale una vena di dramma e humour nero, in una commedia gradevole che però non fornisce sempre gag all’altezza di un cast brillante

Un film corale come “Posti in piedi in paradiso”, “Compagni di scuola” e “Ma che colpa abbiamo noi”, con più di un colpo di scena specialmente nella seconda parte. Così Carlo Verdone, presente in sala all’anteprima del cinema The Space di Napoli, ha definito la sua ultima fatica dal titolo “Si vive una volta sola”. Che lo vede protagonista di un’ottima performance attoriale con la mimica eccezionale che ben conosciamo e gli da anche la possibilità di tornare al passato prodigandosi nella scena dello scherzo telefonico in diversi personaggi con altrettante voci differenti. Chi ha vissuto o recuperato i tempi della trasmissione televisiva “Non Stop”, per intenderci, sorriderà certamente con una punta di nostalgia.

Si vive una volta sola

Si vive una volta sola – Trama

Il chirurgo Umberto Gastaldi (Carlo Verdone) e la sua equipe composta dal suo assistente (Max Tortora), dalla ferrista (Anna Foglietta) e dall’anestesista (Rocco Papaleo) condividono un’amicizia intensa e goliardica. In particolare all’indirizzo dell’ultimo vengono architettati costantemente scherzi spietati. Ma quando si scoprirà che gli restano soltanto pochi mesi da vivere i quattro partiranno per una breve vacanza pugliese al fine di cercare la forza e la buona occasione per dirglielo. Al talento professionale di una equipe scelta addirittura dal Papa in persona vengono affiancate le vite dei quattro, che invece appaiono turbate e problematiche. Sembra quindi non restargli altro che la loro amicizia, alla quale aggrapparsi nonostante gli inevitabili alti e bassi per trovare il proprio posto nel mondo.

Recensione

La sceneggiatura scritta da Verdone ancora una volta con Pasquale Plastino e con Giovanni Veronesi (già cosceneggiatore in “C’era un cinese in coma”) regala il meglio nello svolgersi degli scherzi che riportano alla mente inevitabilmente il filone di “Amici miei”. La non particolare originalità dell’intreccio porterà però più di uno spettatore a intuire il finale a sorpresa con largo anticipo.

Rispetto al solito Verdone troviamo in questa occasione una vena drammatica e di humour nero ma non tutte le gag riescono a rimanere al di qua del confine del buon gusto e della ripetizione banale, strappando accenni di risate con scorciatoie varie. L’esordiente Mariana Falace, ad esempio, interpreta la figlia di Gastaldi della quale ci viene mostrato il lato b in varie occasioni, forzando una situazione comica troppe volte ripetuta che finisce inevitabilmente per scadere nel trash. La regia lineare di Verdone resta al servizio dei dialoghi e dei quadretti comici di stampo quasi teatrale. Il punto di forza maggiore di “Si vive una volta sola” sta però nell’affiatamento e nelle prove fornite dagli attori principali. Al cinema dal 26 febbraio, saprà soddisfare molto probabilmente il pubblico storico dell’autore romano e non solo quello.

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