Come una fenice rinasce dalle proprie ceneri, così Nelly prende vita per una seconda volta dopo la tragica esperienza dell’Olocausto.
Phoenix è il nuovo film diretto da Christian Petzold. Dopo La Scelta di Barbara e la Germania Est del 1980, il regista tedesco questa volta racconta cosa può accadere ad una ragazza dopo essere sopravvissuta ai campi di concentramento e ormai segnata per tutta la vita, per tutta la seconda vita.Segnata nel vero senso della parola. Nelly ha il coraggio di rinasce, ma questa volta non da un grembo materno con un pianto di gioia per la vita donatagli, bensì con il volto bendato ormai distrutto e con il cuore ormai lacerato dal dolore, impaurita dalla sua stessa ombra. Accompagnata sempre da Lene, impiegata dell’Agenzia ebraica e sua amica, riprende in mano la sua vita. La soluzione è quella di operarsi per avere un nuovo viso. Il medico le chiede a chi vuole assomigliare, proponendo gli ideali di bellezza di quegli anni, ma lei si ostina a voler tornare come prima, vuole tornare ad essere Nelly.
Perché voler tornare alla vita di prima e non riprendere in mano la propria vita con un nuovo volto? Nelly vuole riconquistare suo marito. Dopo l’intervento lo incontra in un night club chiamato Phoenix, ma lui non la riconosce, intravedendo solo una vaga somiglianza. Ragione per la quale le chiede di spacciarsi per lei così da dividersi la ricca eredità della moglie. Sarà obbligata dall’amore stesso a dover interpretare se stessa.
Nina Hoss diviene l’attrice maggiormente “utilizzata” da Petzold ma questa volta le viene chiesto uno sforzo in più: vivere il dolore post olocausto a differenza di quanto faceva in Barbara. Dialoghi essenziali, movimenti decisi in una fotografia dall’eleganza di altri tempi. Il tutto si conclude con una scena finale, quando nel momento in cui gli amanti stanno per riconoscersi, la fenice spicca il volo per una vera e propria vita, cantando quella canzone che una volta li fece innamorare e che sul “the end” decide di allontanare.