Tenet – Un agente della CIA (John David Washington) prende parte ad un’operazione nel bel mezzo di un attentato terroristico in un teatro ucraino. Senza saperlo, è stato contestualmente testato al fine di assegnargli una missione che ha a che fare con una tecnologia capace di invertire il tempo. E che riguarda la salvezza del pianeta da una potenziale terza guerra mondiale. A coadiuvarlo c’è il fisico e agente segreto Neil (Robert Pattinson).
Tenet, recensione
Parafrasando il titolo di una canzone di Ligabue, Christopher Nolan è sempre lui. Il ritorno di un suo film al cinema coincide con la prima vera ripresa delle sale dopo l’emergenza covid e “Tenet” in una sola settimana incassa circa 2.5 milioni di euro. Tra spionaggio, dramma e fantascienza ritroviamo un protagonista che in maniera marcatamente metacinematografica si definisce più volte tale, con un passato e delle motivazioni che rimangono sconosciute allo spettatore che quindi ha difficoltà ad empatizzare con lui. Gli stessi sentimenti verso il personaggio interpretato da una gelida Elizabeth Debicki non vengono mai esplicitati veramente. Ma a Nolan, si sa, interessa più l’immersione nell’universo che crea che i personaggi che lo popolano.
Spiccano quindi le originali idee sull’andare avanti e indietro nel tempo e le relative soluzioni visive e narrative affascinanti, scaturite dal meccanismo dell’inversione. La colonna sonora di Ludwig Göransson è a tutti gli effetti un personaggio aggiunto del film, per quanto sostiene efficacemente la visione ed è capace di dire le stesse cose attraverso la musica.
“Tenet” è la parola che si legge al centro del quadrato del Sator, ricorrente iscrizione latina composta da termini che formano una frase palindroma e che ritroviamo tutti nel film. Christopher Nolan è sempre lui, dicevamo, nel costruire un prodotto complesso che sembra anelare a non farsi comprendere fino in fondo e a farsi rivedere più volte. Impossibile o quasi, ad esempio, capire precisamente cosa sta succedendo durante la scena d’azione finale e come è strutturato lo spazio che la ospita. Probabile che si perda qualche pezzo per strada, insomma, ma i dialoghi sono sempre chiari e non mancano le scene didascaliche. Il regista inglese punta tutto sulle sue trovate visionarie, questa volta con una deriva ambientalista, e non cerca né la sensualità né la spettacolarità della violenza. Per alcuni ciò basterà, per altri no.
Resta il fatto che forse soltanto Quentin Tarantino ha lo stesso impatto di Nolan sulle platee e sulla critica di tutto il mondo. Le aspettative riguardo un suo lavoro talvolta superano i risultati ma resta il fatto che “Tenet” è un film straordinario e ambizioso, autoriale e di intrattenimento, che ognuno fa suo ed elabora a proprio piacimento. E quando parliamo di tutto questo parliamo dell’essenza stessa del cinema.