“La Stabia…sogno di un marciapiede”, l’arte del racconto


Un’unica scenografia, un unico costume di scena per tutti gli attori, un unico oggetto alla base della narrazione:un comune marciapiede.
Eppure, lo spettacolo di Camilla Scala non stanca, anzi rapisce lo spettatore che battuta dopo battuta si ritrova inaspettatamente ad aprire cassetti della memoria rimasti chiusi per anni.

“La Stabia….sogno di un marciapiede”, replicato ieri sera al Teatro Supercinema di Castellammare di Stabia, ha ottenuto ancora una volta numerosi consensi.
Attori dilettanti affiancati da Isabella Salvato e diretti da Camilla Scala, hanno raccontato un importante spaccato di storia stabiese, quello del fenomeno de “La Stabia”, il marciapiede che per anni ha ospitato comitive di giovani che in quel posto rincorrevano i loro amori, progettavano il loro futuro, maturavano e crescevano.

Una narrazione ironica e a tratti amara.
Una denuncia del fallimento, tuttora palpabile, di quei forti ideali che spinsero i sessantottini a marciare in lunghi cortei di protesta.
Uno spettacolo che a prima vista può sembrare destinato solo alla cittadinanza stabiese e invece, è da considerarsi universale.
Ogni spettatore riesce a ritrovare nei racconti degli attori una parte di sé; ogni spettatore si sorprende delle riflessioni che la narrazione in maniera semplice impone.

“La Stabia…sogno di un marciapiede” seppur sia una chiara denuncia di un misero fallimento politico e sociale, è al tempo stesso uno spettacolo che sostiene e promuove la speranza.
Nel corso della rappresentazione, gli attori stessi, come a voler dimostrare che la loro non è una resa, dichiarano: “stasera siamo su un palco senza essere attori, balliamo senza essere ballerini, simm viv…. ci simm salvat”.
A conferma del concetto di speranza, il finale dello spettacolo con la simpatica trovata della gravidanza annunciata da un test di Facebook, dalla quale nascerà una bambina, una donna, una terra….Stabia.


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