<h2>Castellammare di Stabia, Largo Gelso: la storia dell’amministrazione comunale nel XVIII secolo.
La città di Castellammare di Stabia nel XVIII secolo era caratterizzata da un’amministrazione comunale composta da rappresentanti dei ceti nobili e civili.Ogni anno, entro il primo settembre, i capifamiglia stabiesi si riunivano per eleggere i propri rappresentanti, che sarebbero rimasti in carica per un anno dal primo settembre al 31 agosto dell’anno successivo.
Questo periodo era chiamato indizione.Durante questo incontro pubblico, venivano eletti due sindaci, sei eletti e vari titolari di uffici.
Uno dei sindaci proveniva dal ceto nobiliare e l’altro dal ceto civile.Dei sei eletti, due rappresentavano il ceto nobiliare, due il ceto civile e due le frazioni di Scanzano, Mezzapietra, Fratte e Quisisana.
Inoltre, venivano eletti il cancelliere, che era il segretario comunale responsabile della certificazione dei documenti e doveva essere un notaio, il tesoriere, responsabile della gestione delle finanze pubbliche, il mastrogiurato, responsabile dell’ordine pubblico dei vigili urbani e i razzionali, responsabili del controllo dei pagamenti e degli incassi degli amministratori in carica.Al vertice dell’amministrazione c’era anche il real capitano, che garantiva la legittimità del processo e amministrava la giustizia.
Per sostenere le spese pubbliche, come la costruzione di chiese e l’assistenza delle infrastrutture, la città di Castellammare di Stabia poteva ricorrere a due tipi di tasse: le imposte dirette o quelle indirette.Le imposte dirette consistevano nel richiedere ai cittadini e ai forestieri che possedevano proprietà immobiliari sul territorio di pagare una quota in base al valore di queste proprietà.
Le imposte indirette, invece, erano basate sui consumi.Si applicava una percentuale al prezzo di vendita dei prodotti, che andava a beneficio della città.