Femminicidio, preghiera per chiedere giustizia per Fortuna Bellisario

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Non è mai inutile sensibilizzare le coscienze sulla violenza contro le donne. Come non lo è attendere che sia fatta giustizia, per chi non c’è più e per chi è rimasto senza una madre in tenera età. Non è stato solo un momento intimo e sofferto del ricordo di una donna strappata troppo presto ai figli e alla famiglia, ma ancora una volta l’occasione per sensibilizzare le coscienze sulla violenza contro le donne. Ha voluto essere questo la preghiera in memoria di Fortuna Bellisario, che è stata celebrata nella basilica di Santa Maria della Sanità. Un’iniziativa promossa dall’associazione “Le Forti Guerriere”, nata il 7 marzo 2019 a seguito della morte di Fortuna, madre di 3 bimbi uccisa a 36 anni dal marito Vincenzo Lo Presto a colpi di stampella.

La battaglia

Il nome che scelsero all’indomani della morte di una di loro rende bene l’idea di ciò che vogliono trasmettere agli altri, in primis giovani e donne. Le “Forti Guerriere”, le donne delle Fontanelle, dove hanno una sede e operano attivamente a tutela dei diritti delle vittime che subiscono spesso in silenzio, riunitesi per supportare la battaglia contro il femminicidio e per sostenere tutte le donne che vivono situazioni di disagio e violenza familiare, si erano rese protagoniste di una prima manifestazione silenziosa lo scorso marzo, a seguito dell’ordinanza del gip di sostituzione, all’uxoricida (condannato alla pena di 10 anni di reclusione in quanto ritenuto responsabile di omicidio preterintenzionale aggravato), della misura della custodia in carcere con gli arresti domiciliari.

In quell’occasione l’associazione invocò, indossando mascherine con la scritta “In-Giustizia per Fortuna”, una misura di detenzione diversa. All’esito del riesame e del ricorso in Cassazione, proposto dal difensore dell’imputato, le “Forti Guerriere” raggiunsero il loro obiettivo in quanto la Suprema Corte ripristinò la custodia carceraria.

Ora a seguito della notifica dell’udienza in Corte d’Assise di Appello prevista per oggi, l’associazione ha deciso di scendere di nuovo in campo per esprimere la propria vicinanza a tutte le donne vittime di violenza. Da qui il momento di riflessione e preghiera ch si è tenuto ieri sera nella chiesa di piazza Sanità guidata da padre Antonio Loffredo. L’obiettivo, oltre quello di mantenere vivo il ricordo di Fortuna, è stato prevenire e sensibilizzare la comunità su un tema così delicato «affinché non ci siano mai più altre Fortuna», è il messaggio collettivo.

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Fortuna Bellisario, il processo

Era lo scorso giugno quando giunse la notizia. Vincenzo Lo Presto, 43 anni, condannato in primo grado a 10 anni di reclusione per l’omicidio preterintenzionale della moglie, Fortuna Bellisario, doveva tornare in carcere. A deciderlo era stata la prima sezione della Corte di Cassazione che, accogliendo le richieste del procuratore generale, aveva respinto il ricorso presentato dal legale dell’imputato, Sergio Simpatico. Lo Presto fu quindi trasferito in cella dalla casa della madre almeno fino all’avvio del processo di secondo grado che si celebra oggi, davanti alla IV sezione della Corte di Appello d Napoli.

«Siamo fiduciosi riguardo la scarcerazione del mio cliente», aveva commentato il legale di Lo Presto. L’iter giudiziario nei confronti del 43enne prese il via ipotizzando nei suoi confronti il reato di omicidio doloso. Successivamente però venne chiesta dal sostituto procuratore titolare dell’indagine l’attenuazione del reato da volontario a preterintenzionale. L’uomo fu così condannato a 10 anni di reclusione dal gup che lo ritenne colpevole, appunto, di omicidio preterintenzionale. Ma a causa di problemi di deambulazione Lo Presto è costretto su una sedia a rotelle. Motivo per cui venne scarcerato e messo ai domiciliari dopo due anni di detenzione. Una decisione osteggiata dai parenti e amici di Fortuna.

Lo scorso marzo la Procura di Napoli aveva chiesto la riforma della sentenza emessa in primo grado nei confronti dell’uomo e l’aggravamento dell’ipotesi di reato da preterintenzionale a volontario. L’ottava sezione, collegio E, del Tribunale del Riesame di Napoli infine, ha ripristinato la custodia cautelare in carcere per il 43enne lasciando, però, in sospeso il provvedimento in attesa del pronunciamento della Corte di Cassazione, giunto un mese fa. Ora non resta che attendere la decisione di oggi dei giudici della Corte d’Assise di Appello.

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