I Foja, il treno e le stazioni illustrate del Newroz festival


I Foja protagonisti della seconda serata del Newroz festival

Una serata che ha saputo bissare il successo dell’inaugurazione del festival, quella del 24 giugno ha visto sul palco delle band giovani, ma non propriamente emergenti.

La Pankina Krew ha rotto il ghiaccio e lo ha fatto con l’energia delle sue strofe e con  “4 Life”, lavoro discografico che li ha tenuti in studio circa due anni; Master Prod, Ivanò e Donix hanno ricevuto il giusto applauso da un pubblico che già li conosceva e che non può che apprezzarne il flow, la metrica curata, il senso delle cose che esprimono; il tutto impreziosito dalle sfumature soul della loro vocalist.

La serata scorre veloce, fluida, gli ingranaggi sono stati già rodati e i cambi palco vengono acccompagnati spesso dalla musica di Manu Chao mentre lo staff del festival sitema il palco per i Vintinove e Trenta

 

(Carlo de Rosa voce, Pasquale Di Marino batteria, Roberto Veneri chitarra, Francesco Verrone basso, Alessandro Zinno sassofono), gruppo che parte nel 2015 sotto l’egida di una musica fatta per divertirsi e che riesce a divertire attraverso la narrazione scanzonata di storie comuni, quotidiane e note a chi le ascolta, da Evelina la cameriera alle serate della Movida Napoletana a Bellini. Blues, swing e funk, buona padronanza degli strumenti,  l’ironia del primo Nicola Caso, passano poi il microfono a chi -giustamente e senza rubare tempo alla musica- sottolinea il suo no alla politica della divisione citando Salvini e plaudendo all’altra grande manifestazione svoltasi in città, quel Pride che serve a ricordare che esistono (oltre ai migranti) altre categorie sociali che lottano per il riconoscimento dei loro diritti.

“O treno che va- IlluStazioni” ha inizio con lo speaker che annuncia la partenza ai viaggiatori; non è un semplice concerto, quello dei Foja, quanto piuttosto uno spettacolo in cui alla musica si accompagna il valido apporto di sei talentuosi illustratori, che realizzano in diretta le loro opere. “Cagnasse tutto” è il biglietto che ci porta nel viaggio del terzo album del gruppo uscito a dicembre scorso, quattordici brani, belle featuring e alcune canzoni scelte come colonna sonora di “La parrucchiera”.

Francesco Filippini regala al pubblico un acquarello dalle tinta rosa e azzurro, mentre Dario Sansone, Giuliano Falcone, Giovanni Schiattarella, Ennio Frongillo e Gigi Scialdone danno prova e conferma della loro crescita artistica con brani che intrecciano varie sonorità e che continuano a dare dei contenuti importanti al loro pubblico. Il viaggio continua con Martoz, illustratore che ha saputo catturare l’attenzione al pari della musica con le sue silhouettes colorate a rappresentare gli occhi verdi della donna di “Che m’è fatto”; i volti in bianco e nero di Paolo Bacilieri, dal tratto tormentato, si accompagnano invece a brani come “Da sule nun se vence maje” e “Maletiempo”. Alla stazione successiva salgono le donne dalle curve felliniane di Alessandro Rak ed è d’obbligo intonare insieme ai musicisti “‘A Malìa” e “‘O sciore e ‘o viento”.

Più intimista il blocco di canzoni che ha visto all’opera Massimo Giacon, che è stato interrotto da un breve momento di black out, in cui appena è stato possibile, i Foja hanno continuato a suonare al buio fino al ripristino delle condizioni; sembra essere un caso che sia stata eseguita “Se pò sbaglià” mentre è all’opera Daniele Bigliardo.

Dopo un’esaltante “Minnie The Moocher”, almeno due bis sono dovuti, ad un pubblico così appassionato e caloroso, e per andare a dormire, i Foja regalano “Duorme” e la possibilità di sognare ancora.

Ph: Gianni Esposito

 

 

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