Museo Cappella Sansevero: arte e mistero

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Raimondo di Sangro Sansevero: un uomo del suo tempo che seppe guardare oltre

E’ immersa ancora nel mistero la figura del settimo principe di questa nobile casata, a 246 anni dalla sua morte, avvenuta a napoli il 22 marzo del 1771.

Ebbe i natali in Puglia da madre di discendenza aragonese ma crebbe nel palazzo avito a Piazza San Domenico Maggiore, nel cuore di una Napoli  che era, allora, capitale del Viceregno austriaco ma che, sotto e dentro di sè conservava -come fa tutt’oggi- le stratificazioni, gli umori, la cultura di chi gli austriaci aveva preceduto.

Così intelligente da meritare a pieno titolo l’appellativo di énfant prodige, ragazzino di difficile gestione, orfano di madre, venne mandato in collegio a Roma presso i Gesuiti, dove studiò con profitto fino a quando, grazie alla rinuncia di suo padre, assunse il titolo di settimo principe della sua casata. Giovanissimo sposò una lontana cugina da cui ebbe otto figli e fu un prolifico inventore fin dai tempi del suo soggiorno romano.

Ciò per cui viene ricordato ancora oggi, però, è solo parte della sua storia; Raimondo di Sansevero fu un uomo che appieno visse il secolo cui appartenne, quel XVIII secolo che vide i lumi della cultura, della scienza, della capacità umana di andare oltre i limiti del terreno, irradiare ogni campo dell’esistenza. Fino a far giungere barlumi di luce dove c’era sempre stato il buio. Massone per poco tempo, si dimise per non contrariare Carlo III di Borbone, con il quale intrattenne ottimi rapporti di amicizia. Pur essendo stato investito, nel 1740, del titolo di cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, nel 1751 tentò di riprodurre in laboratorio il miracolo della liquefazione del sangue; questa sfida e la pubblicazione di uno scritto ricco di riferimenti cabalistici ed esoterici ne fecero un personaggio assai inviso ai censori dell’Inquisizione romana.

Fu così che questo uomo geniale, eclettico e dalla personalità poliedrica, si dedicò con tenacia e costanza alla scienza, alimentando -forse inconsapevolmente- la leggenda nera del principe alchimista che seppe scovare, tra le pieghe del tempo, il segreto per marmorizzare i tessuti come accadde per la realizzazione del Cristo velato, espressione invece del talento di Giuseppe Sanmartino.

A 246 anni dalla sua morte, il Principe di Sansevero resta, con la sua attività di mecenate, uno dei più validi e perspicaci testimoni del suo tempo. Con buona pace del ministro Tanucci, che da lui si fece curare, di Salvatore Di Giacomo e di Benedetto Croce che contribuirono ad alimentare le leggende intorno alla sua figura.

foto di copertina: museosansevero.it

 

 

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