Non canto Non vedo Non sento: intervista a Peppe Lanzetta

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È uscito il 16 giugno il primo lavoro cantato dell’attore e scrittore, Peppe Lanzetta dal titolo: Non canto, non vedo, non sento per l’etichetta indipendente Full Heads. Presentato giovedì 22 giugno alla Libreria Feltrinelli di Napoli.

Il disco dal titolo “Non canto non vedo non sento” che vede in veste di cantante lo scrittore Peppe Lanzetta è un viaggio orale, uno sguardo sul mondo composto di denunce, dubbi, speranze e sentimento; fotogramma di una realtà – quella che ama raccontare e di cui ha sempre narrato nei suoi innumerevoli libri – senza mai perdere la sua inconfondibile impronta. Erano testi in cerca di una voce narrante: possente, incisiva e graffiante, la sua. Il risultato è un  unicum, un lavoro da tenere fra i vostri dischi o i vostri libri.

D: Il titolo “Non canto, non vedo, non sento” è ironico, rammenta le tre scimmiette giapponesi di non parlo, non vedo e non sento. L’accostamento è casuale o voluto?

   R.  Riferimento casuale. Il titolo è solo un pretesto per dire che alla fine non canto. Non è il mio mestiere, vero!

D:  Dieci brani, dieci affreschi contemporanei (nove inediti e una cover) in cui lo scrittore veste i panni di un cantastorie. È un libro orale?

R:  Sì, assolutamente è un libro orale ma con una musica che è straordinaria e complementare.

D: Apre il disco il brano Songe Accussie (testi Lanzetta/Maisto, musica Gennaro Romano), due lingue mediterranee: il portoghese di Antonella Maisto, voce raffinata e suadente di fado, si fonde con il napoletano. Entrambe sembrano compensarsi in questo altalenarsi di timbri e lingue: come è nato questo duetto?

R:  Jennà Romano ha coinvolto la splendida voce di Antonella Maisto che ci ha regalato dei frammenti di fado unici.

D:   A seguire si entra nella poesia, nuda e cruda di Arriverà (testo Lanzetta/Musiche Franco Battiato), un testo che lei scrisse nel 2001 e Battiato musicò. Affresco di una realtà che non sembra mutata. Ora lo ripropone duettando con lui: nel pronunciare quelle parole, quanta rabbia e quanta delusione nel ritrovarle attuali? E quanta l’emozione di duettare con un’icona come Franco Battiato?

R: Franco Battiato per me è il guru della musica italiana. Collaborare con lui e soprattutto essergli amico è un vanto. Il brano giaceva nel cassetto mio dal 2001. Al testo iniziale si è aggiunto  uno squarcio sulla realtà crudele dei nostro giorni per chiudere sempre però con la speranza, con la voce del maestro.

D:   Ritroviamo Mediterraneo (testo P. Lanzetta/Musiche G. Romano e Mirko del Gaudio), una ballata che parla dei migranti e la cui attualità ahinoi è ancora disarmante. Alla luce delle tante perdite di vite umane, e questa ondata di oscurantismo che investe l’Europa, che può fare la musica e l ‘arte in generale? 

R:  Mediterraneo è un testo che compare nel libro “Ridateci i sogni” da me pubblicato nel 2002 presso Feltrinelli. L’incontro con Romano e i Letti Sfatti ne ha fatto venire fuori la meraviglia. È un urlo contro chi ancora nel 2017 discrimina gli esseri umani e soprattutto ne fa mercato.

D:    Nei brani: Lo sputo del 2011 (testo Lanzetta-Romano/Musiche Romano), Bla Bla, Pane e Puparuoli e Ammore che nun pareva ammore, emergono le collaborazioni con i Letti Sfatti e in particolare con Jennà Romano, autore di alcuni testi. Questo sodalizio artistico, nasce qualche tempo fa, ed emerge in maniere prorompente in questo disco, dove Jennà Romano ne ha curato le musiche, è autore di alcuni testi ed ha prodotto ed arrangiato il disco negli studi dei Laboratori di Provincia. A lei e Romano vi ha messi in relazione la musica o il linguaggio, stridente, nel raccontare la realtà?

R: Con Jennà Romano e Mirko Del Gaudio siamo diventati amici fin dal 1999 quando ci ritrovammo nel programma di D’Angiò “AVANZI POPOLO” un programma cult di Canale 34, assolutamente anticipatoria di ciò che è venuto poi.

D:    Non mancano omaggi come la rivisitazione del brano Tu no di Piero Ciampi, Valle Giulia a Pier Paolo Pasolini, e lo sfottò d’amore, sagace ed ironico “Alla Quale” dedicata al suo amico Jamese Senese. La cifra stilistica di Peppe Lanzetta è feconda e graffiante; ascoltandosi si piace?  È la prima volta che canta: Il risultato ottenuto è quello che lei anelava?

R: Alla fine nel disco ci sono le mie anime: quella guascona, quella tenera e romantica, quella satirica, quella poetica. Credo che sia un progetto onesto.

foto: fonte web

 

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