Olio d’oliva più antico al mondo – (Photo credit Barbara Ledda)
“Non sapevo cosa fosse quel materiale dentro la bottiglia”
Non sapevo cosa fosse quel materiale dentro la bottiglia. Essendo la sua superficie un po’ in pendenza, avevo pensato che, in origine, si trattasse di una sostanza liquida e che la bottiglia, nella violenza dell’eruzione, fosse stata sepolta semi adagiata, rimanendo in quella posizione per secoli e portando quindi il liquido a solidificarsi “inclinato”.
Avevo fatto subito contattare il direttore del museo Giulierini, che si era mostrato, come me, entusiasta del ritrovamento. Non è insolito, infatti, fare nuove scoperte nei depositi dei grandi musei. Ma questa era apparsa subito molto promettente. Sebbene la forma della bottiglia facesse pensare a dell’olio o a del vino, non potendo essere certi sulla natura del contenuto, non ci eravamo sbilanciati. Solo attraverso accurate analisi scientifiche di laboratorio sarebbe stato possibile trovare la risposta.
Come forse ricorderete, però, avevamo annunciato questo ritrovamento nel settembre del 2018 in occasione della conferenza stampa di presentazione della puntata di Stanotte a Pompei, che tenemmo proprio al MANN di Napoli. Il reperto venne presentato ai fotografi e ai giornalisti assieme ad una forma di pane rinvenuta integra negli scavi: messi così, riproducevano fedelmente, e in modo sorprendente, un affresco pompeiano che rappresenta, appunto, una forma di pane e… una bottiglia di olio d’oliva.
Ora, a distanza di due anni, sono lieto di condividere con tutti voi la notizia che le ricerche si sono concluse e che, effettivamente, quella bottiglia contiene olio di oliva. Anzi, l’olio di oliva più antico del mondo.
Olio d’oliva più antico al mondo: Scoperte e ri-scoperte
Per arrivare a questa conclusione è stato fondamentale il lavoro svolto dal Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN). Le ricerche, condotte da un team multidisciplinare coordinato dal Professore Raffaele Sacchi, hanno verificato l’autenticità di quel campione di olio di oliva, conservato per anni e anni in una bottiglia di vetro sepolta dapprima sotto le ceneri dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e poi rimasta nei depositi del Museo.
Ringrazio soprattutto tutti coloro che con impegno e passione hanno lavorato in questi due anni per regalarci questa bellissima notizia. E rivolgo anche il mio pensiero a chi, 200 anni fa, ha effettuato il ritrovamento nei sedimenti vulcanici, vedendo poi la sua bottiglia entrare nelle collezioni borboniche, per poi scomparire nell’oblio. La scoperta è sua e questa notizia gli rende un po’ di giustizia, anche se postuma.
Personalmente sono molto contento che, sebbene siano anni che non partecipi più attivamente a degli scavi, la mia passione per la ricerca mi consenta ancora di fare delle “scoperte” (in questo caso sarebbe meglio dire una “ri-scoperta”). Sono tanti gli oggetti che rappresentano il percorso dell’umanità nella Storia che aspettano di essere ritrovati: alcuni sono ancora sepolti nel terreno, altri invece nelle collezioni dei depositi… Ma tutti riportano, fino ad oggi, la testimonianza della nostra cultura millenaria e lo straordinario patrimonio che custodiscono i nostri musei. In particolare il MANN che, a mio parere, è tra i più belli e importanti al mondo.
Un caro abbraccio a tutti voi, Alberto”
(Photo credit Barbara Ledda)