Anche Casanova a Napoli per i festeggiamenti del Carnevale borbonico


Napoli,1764 ”Martedì Grasso”- Questa volta il popolo affamato; una grave carestia ha mietuto migliaia di vittime, soprattutto tra i più poveri; dunque, la stragrande maggioranza dei presenti, riuniti a Piazza Plebiscito, non è riuscita ad aspettare il “cenno”: il colpo di cannone che, da qualche anno, apre i festeggiamenti, anzi, per meglio dire dà il consenso al popolo di avvicinarsi a quelli che sono chiamati “Carri della Cuccagna”, voluti ed allestiti dal Re in persona, al seguito della gran parata di nobili in costume.

È dal 1737 che Re Carlo ha acquisito a vera e propria istituzione, nel suo regno, dei festeggiamenti per il “martedì grasso”, anno in cui ha incrociato proprio i giorni del Carnevale con quelli del suo addio al celibato, prolungando,  così, i giorni di festa, straordinariamente, fino al 22 Febbraio.

È addirittura il famoso ed amabile Casanova che dalla sua romantica Venezia, verrà ben due volte a Napoli per l’occasione divenuta, ormai, famosa e rinomata.

Il Carnevale vissuto come giorni di scherzo e irriverenza, addirittura maggiore rispetto l’attuale, giorni in cui il “rovesciamento” (sia sessuale che sociale) la fa da padrone!

Donne vestite da uomo, uomini super imbottiti in punti strategici, trasformati in donne, nobili in strada con abiti da popolani; poveri con abiti sfarzosi che per poche ore dimenticano le loro miserie scimmiottando i “Signori”.

Ad aver più successo gli spettacoli delle odalische, anche in questo caso, interpretate da uomini, antico retaggio delle attuali Drag Queen.

Tutt’intorno i più conviviali banchetti aperti a tutti.

Con questo stesso grande entusiasmo, ad avvenuta costruzione della nuova residenza della corte: la Reggia di Caserta, i fantasmagorici carnevali napoletani vi si spostano.

Qui, a Caserta, lo scandire dei giorni di festa è accompagnato da un preciso programma che illustra, puntualmente, le grandi parate, i ricchi tornei medioevali e gli esclusivi balli in maschera.

È proprio il “Teatro della Reggia” ad esser inaugurato per il “Gran Ballo in Maschera” del Carnevale del 1769, alla presenza di Sua Maestà Ferdinando e Maria Carolina di Borbone.

Da quegli anni in poi, dunque, la ricorrenza del Carnevale resta radicata nelle zone di Capua e Caserta.

Le feste sfarzose che, qui si continuano a festeggiare,sono di una tale magnificenza  che, nel 1846, il pittore Salvatore Fergola ne immortala una scena nel dipinto dal titolo “Carnevale in maschera” attualmente  conservato, a Caserta, negli “Appartamenti di Murat”; opera dello stesso Fergola, sono, inoltre, 72 tavole su cui riproduce gli splendidi costumi delle feste; tavole ad oggi conservate presso la “Biblioteca Palatina”.

Ed è proprio per adempiere ed onorare il Martedì Grasso con grande magnificenza che, in quei giorni, si avvicendano  ai fornelli i più famosi ed importanti “monsù” (cuochi)  spagnoli francesi e napoletani ed è, forse, un po’ per caso ed un po’ per fortuna che (inventato dal Re di Polonia), direttamente dalla Francia, si decide di mettere in tavola il “Babà”ormai tradizione della pasticceria napoletana.

(immagine da Pixabay generata dall”AI)

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