<em>“Li conoscete quei bassi ai Vergini, a Forcella, ai Tribunali…..’O Pallunett!? Neri, affumicati, dove d’estate non si respira, dove non c’è luce neanche a mezzogiorno! In uno di quei “bassi” ci stavo Io…. con la famiglia mia, quanti eravamo: una folla! Ci coricavamo tutti insieme senza dirci buonanotte e ci svegliavamo senza neanche il buongiorno e ‘u calor…’u calor!”
Sono queste le parole con cui Filumena Marturano racconta ai figli, fino a quel momento sconosciuti ma tanto amati,la miserabile vita vissuta, la povertà della sua famiglia e di gran parte della popolazione napoletana impoverita, in quegli anni, dalla guerra.
Il racconto drammatico di una quotidianità disastrata e disagevole per intere famiglie, ormai generazioni, vissute e stivate nei “bassi” di Napoli.
4 Settembre,1532 – Sua Maestà, Re Ferrante d’Aragona, decide di inviare a Napoli, Don Pedro de Toledo, suo fidato: uomo dallo sguardo glaciale, dai modi bruschi, con il vizio del gioco e delle donne, temuto soprattutto per la sua fortissima sete di vendetta.
Napoli in quegli anni (e per altri due secoli) è una capitale difficile da gestire; qui, infatti, con il cambiare dei Vicerè, cambia anche la Corte che ne segue le sorti, dunque, un continuo andirivieni che resta ad unico e grande vantaggio della nobiltà che diventa talmente potente da opporsi prepotentemente e continuamente al governo spagnolo.
Il Viceregno di Don Pedro a Napoli dura un ventennio durante il quale i complotti sono subdoli e meschini (poiché perpetrati proprio dai nobili più vicini); un ventennio durante il quale cadono ben 18.000 teste.
Nonostante ciò, è proprio Lui a voler ridisegnare una nuova Napoli, Capitale di un grande regno.
Gli interventi riguardano l’ ampliamento della cinta muraria e viene tracciata Via Toledo lungo la quale gli importanti palazzi aventi funzione pubblica, danno lustro ed onore alla città.
Accade, però, qualcosa di diverso da quanto si sia potuto mai immaginare: il piano atto a tener vicini e sotto controllo i più probabili complottisti e nemici del Re (i nobili, i Baroni) con le sue esenzioni attira in città una moltitudine di gente: mercanti e regnicoli che decidono di trasferirsi per usufruire dei privilegi giuridici rivolti a chi vive in città in Via Toledo è, in quel momento, un barriera tra nuovo e vecchio; i palazzi nobiliari sono affiancati da scale o tende per il piccolo commercio e, come ci hanno mostrato Eduardo e De Sica nei loro film, accade che i nobili ed il personale al proprio servizio, “convivano” negli stessi palazzi.
E’ di questi anni (1534) la “mattonata” che parte da Piazza del Gesù e giunge fino a Castel Capuano.
Voler tenere sotto controllo il territorio, i Baroni e l’eccesso demografico in modo talmente ossessivo, produce effetti indesiderati. L’acquartieramento militare si duplica, da Via Toledo a Corso Maria Teresa (attuale Corso Vittorio Emanuele), da Via Chiaia alla Pignasecca, ci sono soldati spagnoli ovunque, tant’è che la popolazione, praticamente assediata, supportata dal Principe di Salerno, nel 1537, ne uccide ben mille.
Sono molti gli interventi urbanistici del Vicerè:la rete fognaria, l’ acquedotto, i tribunali a Castel Capuano ed altro ancora ma, proprio per tutto questo”fare”, è odiato sempre di più,decidendo, ormai stanco dei continui complotti, di trasferirsi a Pozzuoli, (quasi disabitata per la recente eruzione del Monte Nuovo). Riordina a sue spese il tessuto urbano della città e, grazie ad agevoli esenzioni fiscali, recupera la popolazione ed il territorio di Pozzuoli.
Dunque, un Vicerè importante, un uomo che ha amato il regno affidatogli e, purtroppo, odiato proprio per quel “voler fare”.
E’ il 1552 quando arriva a Don Pedro una lettera di Sua Maestà, Carlo V.
L’ordine è partire al comando di un esercito per sedare una rivolta in Toscana; una mera lettera di licenziamento….un’implicita condanna a morte (certa!).