“A na recchia me trase e a n’ata m’jesce”: L’Arte di Ignorare
Nel cuore pulsante di Napoli, tra i vicoli e le piazze che respirano storia e cultura, esiste un’espressione popolare che riassume un comportamento tanto umano quanto universale: “A na recchia me trase e a n’ata m’jesce”.Questo modo di dire napoletano illustra vividamente l’arte di fare orecchie da mercante, ovvero di ignorare selettivamente ciò che non si desidera ascoltare.
L’espressione, ricca di colorito locale, dipinge l’immagine di parole che entrano in un orecchio e escono dall’altro senza lasciare traccia.Nella vivace cultura napoletana, questo non è solo un segno di indifferenza, ma spesso una tattica di sopravvivenza sociale, un modo per navigare attraverso le complessità delle interazioni umane mantenendo la propria pace interiore.
Utilizzata in contesti quotidiani, da discussioni familiari a negoziazioni nei mercati, questa frase sottolinea una scelta consapevole: ascoltare ciò che è utile e scartare il resto. È una pratica che riflette la saggezza popolare nel gestire le informazioni e le relazioni senza farsi sopraffare.Sebbene possa sembrare un semplice gesto di noncuranza, “a na recchia me trase e a n’ata m’jesce” è in realtà un raffinato strumento di gestione personale e interpersonale, che equilibra ascolto e distacco in un mondo sovraccarico di stimoli e richieste.
Ti potrebbe interessare anche: “Quanno ‘o perucchio saglie ‘ngloria, perde ‘a scienza e ‘a memoria”, cosa significa?