E’ notorio che i napoletani abbiamo un rapporto particolare con la morte. Ne è prova il Cimitero delle Fontanelle dove da sempre – e ancora oggi – alcuni napoletani vi si recano per prendersi cura delle cosiddette “capuzzelle” o “anime pezzentelle” in cambio di segni che vengono interpretati come veri e propri consigli.
“Le capuzzelle” non sono solo nel cimitero delle Fontanelle, ma anche in altri sotterranei della città come quelli della la chiesa seicentesca del Purgatorio ad Arco in via dei Tribunali, della Basilica di San Pietro ad Aram e presso le catacombe paleocristiane di San Gaudioso alla Sanità.
Oltre al culto delle anime pezzentelle, anche i versi della famosa Livella di Totò sono una chiara testimonianza del modo di intendere la morte a Napoli. Ebbene, questa settimana, ci occuperemo di un modo di dire che riprende proprio il legame speciale che, a Napoli (e non solo a Napoli) viene ad instaurarsi tra vivi e morti: “Chi è muort e l’ha rimast ritt?”.
“Chi è muort e l’ha rimast ritt?”, cosa significa?
Letteralmente: “Chi è morto è l’ha lasciato detto?”. Si tratta di un’espressione di meraviglia, di sgomento, verso qualcosa che si è verificato e ha determinato un certo dispiacere. Ci si chiede pertanto se ciò che è accaduto non fosse il volere di qualcuno passato a miglior vita. Un testamento, una volontà che doveva essere rispettata seppur a malincuore.
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