A Napoli un concetto molto complesso è quello legato a ciorta. Si è soliti pensare che ‘a ciorta sia la fortuna. In realtà quando si parla di ciorta si parla di destino, di sorte, che dunque, a differenza della fortuna, può essere sia buona che cattiva. “Uà, che ciorta!” può essere, infatti, un’esclamazione sia di rammarico che di compiacimento. Dipende dall’accadimento.
Pino Daniele, in una sue più belle canzoni racconta ‘a ciorta come qualcosa che si aspetta. “Napul è na carta sporca, e nisciuno se ne mporta. E ognuno aspetta a’ ciorta”.
‘O cane mozzeca ‘o stracciato, quando ‘a ciorta s’accanisce
A volte però ‘a ciorta si accanisce ciecamente proprio contro chi già di per sè non se la passa bene. E’ in questo caso che si è soliti esclamare: ‘O cane mozzeca ‘o stracciato (letteralmente Il cane morde il poveraccio, lo straccione).
E’ il concetto della natura che si accanisce contro i figli suoi tanto caro a Leopardi, ma è anche un’ipotesi facilmente realizzabile dal momento che non è da escludere che un cane, attirato dagli stracci che penzolano dagli abiti logori, possa addentare e strappare via gli ultimi lembi di stoffa, privando un povero delle ultime cose di cui dispone.
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