Una fitta coltre di ceneri e materiali piroclastici ha sepolto,per millenni, Pompei, Ercolano ed Oplontis rendendole vere e proprie leggende prima del loro ritrovamento.Per Paestum, invece, tutt’altra storia: è sempre rimasta lì, alla luce del sole fin dalle sue origini consacrata ad un Dio che, ancora oggi, la preserva.
Paestum e lo stile dorico dei suoi “Templi” pervadono gli animi ” neoclassici” di tutta Europa
È il 1740 quando,a Napoli, l’Architetto Ferdinando San Felice propone a Carlo III di Borbone di riutilizzare le colonne doriche dei Templi di Paestum per incastonarle nella facciata, in costruzione, della Reggia di Capodimonte; proposta per fortuna rifiutata!
L’idea, successivamente, suscita l’interesse e la curiosità del Conte Felice Gazzola, piacentino di nascita ma che,per scelta, lega la propria sorte a quella di Sua Maestà, seguendolo a Napoli con la carica di Generale dell’esercito borbonico.Il Conte piacentino ama l’arte, l’archeologia, il collezionismo ed è così entusiasta da commissionare al pittore Mario Gioffredo, accompagnato da G.B.Natoli, disegni-resoconto da sottoporre a Sua Maestà che, in quello stesso tempo, sta avviando la costruzione della Strada Regia delle Calabrie (attuale Statale 18) che fiancheggia i Templi.
Con tale ennesima impresa, questa volta extraurbana, Carlo III dischiude una vera e propria finestra temporale sulla Magna Grecia: da questo momento, infatti, Paestum diviene una delle tappe più importanti del Grand Tour dei più importanti aristocratici ed intellettuali europei e non solo!Il vero e proprio punto di svolta, tuttavia, si ha nel 1750, quando arriva l’architetto francese J.Germain Soufflot accompagnato, addirittura,dal fratello di Madame de Pompadour.
Ai semplici disegni e riproduzioni con diverse tecniche, si accompagnano piante, sezioni, prospetti grazie ai quali “Poseidonia” diviene, al tempo stesso, Mito e Archetipo, in inappuntabile equilibrio tra natura e costruito, elemento basilare del concetto di ” Armonia” nella Grecia classica.
È così che Paestum e lo stile dorico dei suoi “Templi” pervadono gli animi ” neoclassici” di tutta Europa.Prima dei Greci in Italia, nessun popolo ha mai utilizzato la scrittura; è dunque, con la venuta di questi, che l’Italia meridionale diviene “Magna Grecia”.
Intorno all’ VIII Sec.a.C.fondano Sibari, dopodiché, volendo usufruire di un porto sul Tirreno, via terra, raggiungono queste zone.
Qui,per costruire, utilizzano materiali del posto il più importante dei quali: il travertino, facilmente lavorabile appena estratto, per poi diventare durissimo….caratteristica fondamentale per oltrepassare i secoli!
Una città racchiusa in un anello costituito da mura spesse 5 m.e difesa da ben 28 torri; una città completa ed importante che trova il suo massimo splendore nel V sec.a.C.quando i sopravvissuti alla guerra persa contro Crotone, da Sibari, quì,si trasferiscono arricchendola; la “Basilica” dedicata ad Hera risale al 560 a.C.; il tempio più piccolo,quello di Cerere, dedicato,in effetti, ad Atena con colonne doriche nel peristilio e ioniche nella cella; infine il colossale Tempio di Poseidone, il più recente, se così si può dire, risalente al IV sec.a.C.
Per tali imponenti costruzioni viene adottato l’espediente del terrapieno, grazie al quale, è possibile raggiungere le parti più alte della costruzione, fiancheggiando la, senza alcun problema.
Successivamente la città diventa lucana, poi romana e, lentamente conoscerà l’oblio.Qui ,nella Piana del Sele, l’antica Poseidonia resta sospesa nel tempo e nel suo mito…il Tempio di Nettuno, unico ad esser stato rivestito da una patina dorata, ha riflesso, per secoli, il sole assumendo tutte le possibili sfumature dettate dalla luce del giorno e delle stagioni, di un tempo che mai conosceremo…consegnandoli così all’eternità.